mercoledì 6 aprile 2011

è finito tutto bene

Il mio parto? Gravidanza meravigliosa, non una nausea, non un disturbo. Una minaccia d’aborto al classico passaggio dal secondo al terzo mese, ovviamente in concomitanza con un concorso, risolta con tre settimane a casa. Da lì passeggiate nei boschi col cane di due ore e mezza ogni giorno, forma smagliante (che per me che soffro di problemi metabolici è stata davvero una cosa indescrivibile), preso in tutto 7kg (e dopo il parto stavo sotto di 11!!). Bimba con crescita perfetta, eccetera. 40 settimane, niente. 41 settimane, niente. Ma niente di niente, eh. Durante i monitoraggi mi emozionavo per le contrazioni delle altre….
A 41+2 il ginecologo mi dice che il giorno dopo mi ricoveravano d’ufficio, prassi dell’ospedale, la placenta è “matura” (cioè non invecchiata ma ci manca poco). Il giorno dopo, 41+3, prima delle 8 di mattina, vado in ospedale per fare l’induzione. Ospedale strapieno, aspettiamo qualche dimissione per darti un letto. Alle 10 mi mettono su una barella fuori da una stanza, mi raccomandano di non scendere dalla barella che al pronto soccorso c’è la fila… Alle 11.30 mi danno il letto, ma è troppo tardi per fare l’induzione, ti teniamo in osservazione e casomai domattina induciamo (ma come, non c’era la fila?).

Quel giorno mi faccio 4 monitoraggi (chevvelodicoaffà, strapiatti), 3 visite (“cerchiamo di stimolare un pò di dilatazione qua, signora le dà fastidio fare da cavia per questa specializzanda alla sua prima visita?” “no no, faccia pure”, “signò, tanto è inutile, mezzo centimetro forse sono riuscita a darle”) e niente. Notte nervosa, la mattina presto mi dicono di andare in medicheria entro le 8 che mi fanno il gel. A quel punto siamo a 41+4.
Io da brava vado in medicheria alle 8 meno 5, e per fortuna mi porto la borsa. Il medico di guardia implora pietà, è sabato, c’è più gente di ieri, signora per favore vada a fare il gel in blocco parto. Ok. Mi avvio fra travaglianti urlanti in corridoio e visite fuori orario, arrivo in blocco parto dove almeno mi stanno aspettando e hanno già la mia cartella. Mi danno una sala travaglio, bellissima, mi fanno stendere e arriva un dottorino timido a farmi il gel aiutato da un’ostetrica e un’infermiera. Fatto il gel e verificato che ho ancora il mio mezzo cm di dilatazione, mi attaccano il monitoraggio, mi chiedono se ho firmato per l’epidurale e mi dicono “in genere dopo 6 ore bisogna fare un’altra applicazione, si metta comoda che comunque per un paio d’ore sicuramente non succede nulla. Col monitoraggio attaccato per un po' deve stare qui sul letto, non può andare in giro”.
Prendo il telefono, scrivo un sms al Prof con queste ultime parole famose, inoltro lo stesso sms a mia madre, spengo il telefono e parte una contrazione.
Ho appena il tempo di realizzare che sto provando simultaneamente tre sensazioni: a) anvedi che culo, stai a vedere che si fa in fretta, b) ah, ecco com’è fatta una contrazione e c) ma non erano due ore di calma??? qui c’è qualcosa che non va, che la contrazione scende e il monitor suona. Respiro per calmarmi, il monitor smette di suonare. Passano una trentina di secondi e arriva la seconda contrazione, sempre fastidiosa ma non dolorosa. Il monitor risuona e io comincio a pensare che sia normale. Passano altri 20-30 secondi e arriva la terza, che mi costringe a rannicchiare le gambe verso la pancia. Il monitor riparte, ma stavolta suona tipo ambulanza e si illumina tutto, e io mi spavento per poi cadere in terrore puro quando vedo arrivare l’ostetrica con una faccia che non dimenticherò mai. Spenge il monitor e comincia a urlare “Perché questa che ha fatto il gel non ha un accesso in vena??? Spasmex!!” E mi infila un ago nel polso con qualcosa che blocca le contrazioni. “Chi c’è di turno? Non mi frega un cazzo che c’è il cambio turno, rimandali dentro SUBITO! E digli di muoversi che arriviamo!”. Poi respira, mi guarda sorridendo e mi fa “cara, ce la fai a camminare?”. Io sconsolata le rispondo “Sì… mi fate un cesareo, vero? Devo andare in sala operatoria?” e lei “Sì, possibilmente in fretta”, mi acchiappa per la coda dei capelli, mi mette in piedi e mi accompagna strattonandomi attraverso il blocco parto, con l’infermiera che mi corre dietro raccogliendo le cose che mi cadono dalla borsa.
Arrivo davanti alla sala operatoria e vedo la porta spalancata, gente che si allaccia camici e mascherine, mi rendo conto di aver perso anche una ciabatta. L’ostetrica mi spinge dentro ma lei resta fuori, passo dalle mani di due persone a quelle di forse 10 persone nuove, di cui non vedo le facce e che cominciano subito a lavorare su di me. Mi fanno la spinale mentre mi infilano l’apparecchio per la pressione, ho due mani diverse su ogni arto che mi spostano e mi sistemano, mi disinfettano, mi spogliano. E mi rendo conto che sto tremando, batto i denti e non vedo l’ora che sia finita. Sento il taglio ma chissenefrega, voglio mia figlia e la voglio SUBITO. Poco dopo sento piangere e tiro un sospiro di sollievo. Ogni 15-20 secondi qualcuno mi chiede come va, cercano di parlarmi, di tranquillizzarmi perchè continuo a tremare come una foglia, ma io in realtà sono anche troppo lucida. Tutti mi chiamano “cara”, qualcuno mi chiede se la bimba ha già un nome. “S-s-s-si ma-ma-ma dov-v-v-v’è? Posso v-v-vederla?” no, non ora, è a fare le valutazioni perchè ha sofferto tanto, sai? Quindi non è finita… Dopo qualche minuto quella del nido che è stata la prima persona a prendere in braccio TopaGigia e che invidierò per sempre per questo torna per dirmi che la bimba sta bene e non è in TIN, ma al nido con gli altri bambini e ha un’ottima valutazione e io piango. Vi risparmio il carico emotivo di quel momento. L’operazione dura ancora un bel pò, qualcuno mi fa “Cara, per il calcolo dell’ascendente, l’ora della nascita è alle 8.48″. Io faccio una faccia sconvolta e lei mi dice “Sì, dalla chiamata dell’ostetrica alla nascita ci abbiamo messo 7 minuti”.
Oddio. Non so se complimentarmi o terrorizzarmi di nuovo.
Comunque, dopo qualche minuto si rendono conto che ancora non l’ho vista e me la portano, ma me la fanno solo vedere, non tenere, forse perchè tremo ancora. Ha gli occhi spalancati, e mi guarda, e mi vede, sono neri neri ed è tutta pelata, ma quegli occhi… E’ imbestialita, ha la boccuccia all’ingiù la fronte tutta corrucciata ma non piange, si vede che ha carattere. Io le dico “Amore mio, stai bene? Sei bellissima…” e la fronte le si rilassa, e mi commuovo di nuovo. Ma se la riportano via e la vedrò solo per la poppata delle 16.30. Poco dopo qualcuno mi chiede “Ma tuo marito è qui fuori che aspetta?” e io “No, mio marito è al parco col cane”. Tutti ridono, mi chiedono se voglio chiamarlo io o se voglio dar loro il suo numero così lo chiamano. Io balbetto ancora e chiedo di chiamarlo (se riesco a convincerlo a scrivere qui avrete la sua versione che deve essere abbastanza esilarante).
In sala risveglio mentre cerco di smettere di tremare arriva l’anestesista a farmi firmare il consenso, io cerco di apparire divertita e rilassata e dopo che ho firmato lui mi fa “Adesso posso dirtelo, cara, è stata un’emergenza vera”. “L’avevo capito, dottore”. “No, non hai capito. Ci siamo fatti i complimenti a vicenda perchè è finito tutto bene”.

E sul tutto bene del dottore mi scuso per la lungaggine, mi sa che avevo ancora bisogno di esorcizzare la paura.

Barbara (post originale)

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