DPP: 11.05.10 - DATA PARTO 24.04.10
Da una decina di giorni antecedenti il parto, ho spesso male al basso ventre, una sensazione di peso che si estende fino alla gamba sinistra, tanto da non riuscire a muoverla. Lostetrica del corso pre-parto mi spiega che è il peso della testolina della bambina. La notte tra il 22 e il 23 aprile, dormo malissimo in quanto questa sensazione di pesantezza alla pancia non mi dà tregua. Sono circa le 07.10 del mattino del 23, quando, mentre mio marito è in bagno a prepararsi per andare a lavorare, mi sveglio di soprassalto ed ancora sdraiata sul letto ho giusto il tempo di sentire un suono forte e chiaro che fa TIC, che sento scorrermi tra le gambe un fiume d'acqua. Mi alzo di scatto per non sporcare oltre il letto e vado in bagno mentre continua la fuoriuscita di liquido amniotico. Ne osservo subito il colore, come mi hanno insegnato al corso pre-parto; è chiaro, quindi è tutto ok. Mi faccio aiutare da mio marito a prepararmi, a depilarmi le gambe con la lametta (avevo previsto di farmi fare la ceretta dallestetista) e mettere in valigia le ultime cose. Mi sento emozionata, preoccupata ma soprattutto impreparata; mancano 18 giorni alla mia dpp e mi sembra surreale la situazione che sto vivendo.
Lungo il tragitto verso l'ospedale, continuo a perdere liquido amniotico. La sensazione non è molto piacevole, sembra proprio di farsi la pipì addosso. Dopo un'ora circa arriviamo al pronto soccorso, mi chiedono subito a che ora ho rotto le acque e di che colore sono. Mi fanno sdraiare su un lettino e ascoltano il battito fetale, il tutto mentre continuo a perdere liquido amniotico, cosa che succederà a momenti alterni per tutta la giornata. Mi danno una traversa sulla quale sedermi, mi chiedono i miei dati personali e mi fanno accomodare in sala d'attesa con tanto di numero come al supermercato. Dopo circa mezz'ora vengo visitata da un ginecologo, il quale constata che la dilatazione è di 1 cm solo e mi accompagnano al secondo piano. In attesa di assegnarmi un letto, faccio un primo tracciato, che rileva contrazioni leggere che io naturalmente ancora non avverto e visita ginecologica. Un'ostetrica mi spiega che se entro 24 ore, il travaglio non si avvia spontaneamente, me lo indurranno con un gel, in quanto non possono lasciarmi in questo stato. Mi assegnano finalmente un letto. Verso le 15.00 comincio ad avvertire le contrazioni, molto leggere e ad intervalli di un quarto dora circa luna dallaltra. Arriva la sera ma la situazione non è cambiata. Mio marito torna a casa. La notte la passo insonne in quanto i bambini delle varie stanze compreso quello in camera con me piangono continuamente e le contrazioni sono un po' più forti anche se sopportabili. Lostetrica del corso pre-parto aveva descritto perfettamente la contrazione. E come una montagna; sali, sali, arrivi in vetta e poi piano, piano scendi. C'è un piccolo intervallo e poi ecco che riappare unaltra montagna. Mi concentro su ogni contrazione e così riesco a sopportarle per tutta la notte. Faccio ancora qualche tracciato e qualche visita ginecologica fino allalba. Alle 08.00 circa del 24 Aprile ennesimo tracciato ed ennesima visita. E' alquanto fastidioso essere visitata continuamente. La dilatazione è di 1 cm e mezzo. L'ostetrica di turno, Giusy, che poi sarà quella che mi farà partorire, sta per farmi tornare a letto, quando ci ripensa e mi dice che se andiamo avanti così, tra 3 giorni saremo allo stesso punto. Mi porta in sala tracciati, mi fa sdraiare e con una siringa di plastica mi inietta il gel, senza crearmi alcun fastidio. Mi spiega che solitamente per le primipare non funziona subito, ma nell'arco di 18 ore possono fare 3 tentativi.
Il tempo di buttare la siringa nel cestino ed io comincio a stare veramente male. Le contrazioni sono forti, una dietro laltra. E come avere i dolori del ciclo, ma quadruplicati. Meno male che probabilmente non avrebbe funzionato! Mi dimeno dal dolore. Chiedo l'epidurale ma mi spiegano che dobbiamo aspettare i 3 cm di dilatazione, altrimenti le contrazioni si bloccano. E oltre i 3 cm che l'epidurale ha la sua efficacia: accelera il travaglio sopprimendo il dolore. In alternativa mi fanno una flebo di buscopan per lenire il dolore ed ammorbidire il collo dell'utero. Non so come, torno nella mia stanza.
Mi sento come drogata. E' talmente forte il dolore, che non riesco a tenere gli occhi aperti, non riesco a visualizzare ci che mi circonda, quasi non riesco a rendermi conto di dove sono e cosa io stia facendo. Dopo un po' il buscopan sembra fare effetto, ma a fine flebo i dolori tornano più forti di prima. Penso di non farcela. Le contrazioni sono fortissime, mi fanno tremare, mi sento mancare, non c'è intervallo tra una e l'altra, ma un dolore unico e continuo. Arriva il pranzo. Mi alzo quasi ad occhi chiusi e non so come, mangio in piedi un po' di purè, non perché io abbia fame ma solo per nutrirmi un po' in quanto penso che mi servirà tanta forza per andare avanti.
Dopo circa 2 ore e mezza, dico a mio marito che voglio essere visitata perché non ce la faccio più ed ho voglia di spingere. Appoggiandomi a mio marito, sempre in uno stato allucinante, arrivo in sala visite. Con molta difficoltà e calma mi sdraio. Ed ecco che provo il dolore più grande che abbia mai provato in vita mia. La sua mano affonda dentro di me, grido "Ti prego, smettila" ma l'ostetrica non mi dà retta, io la imploro nuovamente e cerco addirittura di toglierle la mano. Mi comunica che sono a 7 cm di dilatazione ed è ora di andare in sala parto.
Io ho troppa voglia di spingere. Allora mi fanno sdraiare in sala tracciati. Arriva un'altra ostetrica e si posiziona davanti a me spiegandomi come spingere. Io, non so perché ho paura e non so neanche di cosa sinceramente, ma lei lo capisce subito e mi incita a non averne. Mi dice di piegare le ginocchia verso di me e guardandomi la pancia di trattenere il respiro e spingere, mentre al corso pre-parto mi avevano spiegato di espirare; mi stupisce questa diversità. Anziché fare come mi ha spiegato, mi viene da spingere le gambe verso di lei, allora anche mio marito si posiziona davanti a me ed ognuno accompagna le mie ginocchia verso di me incintandomi a spingere. Dò qualche spinta. L'ostetrica mi dice, mettendola sul ridere, che spingo da schifo. Solo dopo mi accorgerò di aver fatto un po di cacca. Eppure ero andata di corpo al mattino! Mi portano in sala travaglio per qualche altra spinta e poi in sala parto. Io sono ancora in uno stato confusionale, sempre ad occhi semichiusi non visualizzo neanche tutte queste sale, noto per caso che le pareti sono gialle. Ora non sento più dolore ma solo tanta voglia di spingere. Mi ritrovo con mio marito al mio fianco che mi aiuta a spingere, l'ostetrica Giusy davanti alle mie gambe ed altre 2 ostetriche, una per gamba, a spingere le ginocchia verso di me perché io ancora tendo a portarle in avanti. Sono tutte giovanissime. Giusy continua a dire ancora 2 spinte e ci siamo, ma il tempo sembra non passare mai. Ad un certo punto dice che si vede la testolina ed invita mio marito a venire a guardare. Io continuo a spingere, la maggior parte delle volte ad occhi chiusi. A volte ho proprio voglia di spingere, altre volte no, a volte ho un po' di dolore mentre spingo. L'ostetrica alla mia sinistra, mi schiaccia la pancia per spingere la bambina un po' più al centro perché è tutta spostata a sinistra. Sento che Giusy spesso mi butta un liquido, penso per lubrificare e dice alle sue colleghe che non sa se tagliarmi o meno, non vorrebbe, ma ho i tessuti troppo rigidi. Decide di tagliare e me lo dice, ma non sento niente e questo momento che avevo tanto temuto non mi suscita alcuna preoccupazione, non l'avrei mai detto! In un'ora di spinte comunque finalmente nasce Martina. Piange subito e vedo questo esserino con tanti capelli fissarmi con i suoi splendidi occhioni. Mio marito si commuove nel vederla. La mettono in una termocoperta e la mettono in braccio a mio marito. Me la avvicina al viso, poi l'ostetrica la porta via dicendo che è troppo bella e vuole farla vedere a chi cè nelle altre sale. Fanno uscire mio marito e procedono con la sutura. Questo è stato il momento più fastidioso. Nonostante le due punture locali fattemi, ho sentito praticamente tutto. Vengo poi portata in una sala relax dove ritrovo mio marito, che continua a ripetermi quanto io sia stata brava e stupenda. Due infermiere mi mettono un assorbente pieno di ghiaccio per evitare ematomi e mi attaccano la bambina al seno. Ed allora comincio a piangere finchè non salirò in camera 2 ore dopo. Piango perché realizzo che è tutto finito e ce l'ho fatta, piango perché Martina è con me, piango perché questo momento l'aspettavo da quando ero bambina, piango perché è giusto piangere. Ed ancora oggi, mentre sto scrivendo questo racconto piango.
Considerazioni finali:
- il corso pre-parto mi è servito;
- scegliere un ospedale specializzato in ginecologia ed ostetricia è la scelta migliore che avessi potuto fare;
- nonostante il grande dolore provato non penso che quello del parto sia il dolore più grande che esista;
- non è vero che appena ti ritrovi tuo figlio tra le braccia dimentichi tutto; semplicemente il dolore provato te lo lasci alle spalle;
- dopo aver partorito mi sono resa conto della grande forza fisica e mentale che abbiamo noi donne. Siamo uniche.
Scusate se mi sono dilungata, ma non era possibile sintetizzare più di così quest'avventura incredibile. Un bacio a tutte.
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