Mia mamma andava in Francia a fare la nunù, la baila. Come aveva un figlio lo lasciava qui alle nonne. Da qui ne andavano tante in Francia a fare la nunù.
Ah, ne sapevo niente quando sono diventata fiütta. Sono corsa da mia mamma, e lei mi ha detto: "Eh, so chì l'é pa niente, faruma tüte parei. Vate pöi nen a bagné i pé" (1). E basta. Invece adesso... Una bambina alta così le hanno già detto tutto, tutto, tutto. E' scandaloso adesso.
Io avevo poi già vent'anni, 'ste donne compravano tutte in casa, e mia mamma mi dice: "Vieni con me, andiamo da Anin che è qui sotto, le hanno portato un bel fiet". Entriamo nella stalla, 'sta povera donna era coricata sulla paglia, accanto aveva il bambino con la testa lunga lunga, e c'era una vicina di casa che spingeva, che premeva la testa lunga del bambino con uno straccio. Io ho detto a mia mamma: "Ohmi, che testa lunga che ha". "E ben, l'hanno trovato sotto un mucchio di fascine, l'hanno dovuto tirare per la testa. Ma premendo con lo straccio piano piano viene normale". Io mi chiedevo: "Ma perché si coricano 'ste donne quando le portano un figlio?" Ma non osavo parlarne.
venerdì 30 settembre 2011
venerdì 23 settembre 2011
ho partorito con il... gesso
Tanto per presentarmi sappiate che ho partorito con una caviglia rotta.
Ora ne sono certa. Tutti i miei amici e conoscenti davanti a me si sono profusi in “poveriiiiina!!”, ma alle mie spalle si sono fatti quintali di grasse risate.
Nono mese di gravidanza. Una figlia di due anni in piena crisi regressiva. Il corso di ginnastica in acqua a cui arrivavo costantemente in ritardo. Quando la Bubi si è impuntata che non voleva scendere le scale da sola, non ci ho pensato sopra più di tanto. Mi sono caricata in braccio i suoi tredici chili. Che sommati alla borsa di nuoto facevano sedici. Che sommati alla mia panza facevano trenta.
Ora ne sono certa. Tutti i miei amici e conoscenti davanti a me si sono profusi in “poveriiiiina!!”, ma alle mie spalle si sono fatti quintali di grasse risate.
Nono mese di gravidanza. Una figlia di due anni in piena crisi regressiva. Il corso di ginnastica in acqua a cui arrivavo costantemente in ritardo. Quando la Bubi si è impuntata che non voleva scendere le scale da sola, non ci ho pensato sopra più di tanto. Mi sono caricata in braccio i suoi tredici chili. Che sommati alla borsa di nuoto facevano sedici. Che sommati alla mia panza facevano trenta.
venerdì 16 settembre 2011
la tua mamma adesso è qui con te
E' arrivato il momento di scrivere del mio parto.
E' arrivato il momento perchè mi sento pronta a ri-affrontare quelle emozioni così forti.
Perché sento la necessità di mettere, nero su bianco, il ricordo di quello che, per molte, è gioia e felicità e per me è stato un trauma. Perchè penso che la scrittura sia catartica, aiuti a lasciar uscire le emozioni più dolorose, permetta di sentirmi più leggera e di osservare, dall'esterno quello che mi è successo con una consapevolezza nuova, meno coinvolta. Perché, dopo innumerevoli bozze cancellate, è giusto lasciare un ricordo prima che le sfumature diventino meno chiare e confuse. Perché voglio ricordare bene cosa non voglio mai più subire nella mia vita.
Perchè da allora tutto è cambiato, e non solo "in bene".
Voglio fare una premessa che per me è importante. Ho frequentato, ligia al dovere, il corso preparto, ho letto innumerevoli libri sul parto naturale, sull'allattamento, mi sono iscritta alla leche League, ho letto il meraviglioso libro di Verena Schmid "Venire al mondo, dare alla luce".
E' arrivato il momento perchè mi sento pronta a ri-affrontare quelle emozioni così forti.
Perché sento la necessità di mettere, nero su bianco, il ricordo di quello che, per molte, è gioia e felicità e per me è stato un trauma. Perchè penso che la scrittura sia catartica, aiuti a lasciar uscire le emozioni più dolorose, permetta di sentirmi più leggera e di osservare, dall'esterno quello che mi è successo con una consapevolezza nuova, meno coinvolta. Perché, dopo innumerevoli bozze cancellate, è giusto lasciare un ricordo prima che le sfumature diventino meno chiare e confuse. Perché voglio ricordare bene cosa non voglio mai più subire nella mia vita.
Perchè da allora tutto è cambiato, e non solo "in bene".
Voglio fare una premessa che per me è importante. Ho frequentato, ligia al dovere, il corso preparto, ho letto innumerevoli libri sul parto naturale, sull'allattamento, mi sono iscritta alla leche League, ho letto il meraviglioso libro di Verena Schmid "Venire al mondo, dare alla luce".
venerdì 9 settembre 2011
una foglia d'insalata
Il mio parto. Dopo mesi trascorsi a leggere, studiare, scrivere e commentare tra libri, internet e perfino ricerche universitarie, sempre e solo sul tema del parto (e non sulla puericultura, per esempio... su quando la bambina sarebbe arrivata, sul dopo-parto!), il giorno naturalmente è arrivato anche per me. La biologia non si interessa molto di cosa hai letto.
Il mio parto - temuto, immaginato, filosofeggiato, preparato, organizzato e scongiurato - è infine arrivato ed è successo, come per tutte. E poi è passato via. Due piccoli giorni schiacciati come insalata in un panino, tra i favolosi
nove mesi di una gravidanza senza ombre, e l'infinità della Vita che è cominciata dopo, promessa quotidiana di futuro e però anche tempo intenso e impegnativo, totalizzante nella relazione tra me e mia figlia, e nella relazione tra questa relazione e il resto del mondo, della vita, che continuano a essere, ma contano semplicemente un po' meno. Relazione mamma-figlia = misura di tutte le cose. Ed è bello, sempre bello avere un punto di riferimento, un centro: bisogna ammettere che rende più bello tutto il resto.
Ma sto divagando.
Il mio parto - temuto, immaginato, filosofeggiato, preparato, organizzato e scongiurato - è infine arrivato ed è successo, come per tutte. E poi è passato via. Due piccoli giorni schiacciati come insalata in un panino, tra i favolosi
nove mesi di una gravidanza senza ombre, e l'infinità della Vita che è cominciata dopo, promessa quotidiana di futuro e però anche tempo intenso e impegnativo, totalizzante nella relazione tra me e mia figlia, e nella relazione tra questa relazione e il resto del mondo, della vita, che continuano a essere, ma contano semplicemente un po' meno. Relazione mamma-figlia = misura di tutte le cose. Ed è bello, sempre bello avere un punto di riferimento, un centro: bisogna ammettere che rende più bello tutto il resto.
Ma sto divagando.
venerdì 2 settembre 2011
una gratitudine immensa
Sento il bisgno di raccontare la nascita di emanuele nel vostro blog perchè
dopo aver letto il racconto di Ilaria mi sono rasserenata , le ansie si sono
diradate e sento nel profondo di dovere anche a lei un pezzettino di serenità.
Grazie anche a Maia che ha aperto qusto blog, permettendo uno scambio così
intenso e prezioso di racconti tra donne.
Emanuele era atteso per il 20 di agosto. Per fortuna il caldo era
sopportabile, un po' meno le continue telefonate di amici e parenti che
chiedevano se c'erano "novità".
Quando c'è già un altro bambino l'organizzazione è più complessa, devi ogni
giorno pensare a chi lasciarlo e per noi, avendo scelto di far nascere Emanuele
in casa, questo era un elemento di ulteriore complicazione.
dopo aver letto il racconto di Ilaria mi sono rasserenata , le ansie si sono
diradate e sento nel profondo di dovere anche a lei un pezzettino di serenità.
Grazie anche a Maia che ha aperto qusto blog, permettendo uno scambio così
intenso e prezioso di racconti tra donne.
Emanuele era atteso per il 20 di agosto. Per fortuna il caldo era
sopportabile, un po' meno le continue telefonate di amici e parenti che
chiedevano se c'erano "novità".
Quando c'è già un altro bambino l'organizzazione è più complessa, devi ogni
giorno pensare a chi lasciarlo e per noi, avendo scelto di far nascere Emanuele
in casa, questo era un elemento di ulteriore complicazione.
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