sabato 14 maggio 2011

tu allungasti subito le tue braccia sorridendo

Mi si stringe un groppo alla gola ancora adesso mentre scrivo, ricordando il giorno in cui ti ho incontrata. Ho solo una serie di immagini che mi scorrono davanti agli occhi del tragitto tra l'albergo e l'istituto, ... come dei fotogrammi di un film di cui non facevo parte in quel momento. Riconobbi l'ingresso dello stabile perchè appena pochi mesi prima la mia amica Roberta era venuta nello stesso posto a prendere suo figlio Simone: una facciata grigia con un grande cancello, al di la del quale si ergeva una statua che ritraeva stilizzata una donna con in braccio un bimbo. "Istituto madre e figlio", che strano nome, pensai in un frammento di lucidità, per un posto dove le mamme dovevano arrivare da lontano come me. In quel momento poi ... ti vidi, eri in braccio alla "signora direttrice" che faceva capolino sulla porta d'ingresso.

Il cuore mi batte ora come allora, anche se ciò che provo ora è nettamente diverso da quello che sentii in quel momento, e cioè il panico, lo shock!! Pensai di essere un mostro a provare quelle sensazioni, non poteva essere mia figlia quella cosina minuscola nelle braccia di quella donna!! Rimasi quasi senza fiato, senza parole, grave per una come me che ha sempre qualcosa da dire. Ti avevano messo addosso un pigiamone giallino di pile che ti stava enorme. La tua testolina spuntava con quattro peli arruffati. Ci avvicinammo ed entrammo seguendo la direttrice che, intanto, aveva preso a parlare con Rumen. Lui cercò di tradurre per noi, ma io persi il filo delle prime parole ... Quasi intontita mi avvicinai a te e tu allungasti subito le tue braccia sorridendo, con i tuoi dentini bianchissimi come chicchi di riso, un sorrisetto anche un po' buffo, da cricetina, con i grandi incisivi che spuntavano dalla tua piccola bocca. Ti presi in braccio un po' impacciata e ti annusai e pensai con stupore che il tuo odore mi piaceva, quasi come un istinto atavico mi avesse spinto a farlo. Che strano, pensai, eri una piuma, ... minuscola come forse non mi sarei aspettato da una bimba di 22 mesi. Avevo quasi paura di romperti, volevo cambiarti ma tu mi scivolavi tra le mani. Allora scorsi la figlia della direttrice, una bimba di 12 o 13 anni, che ti prese dalle mie mani e ti cambiò davanti me sul famoso divano di pelle bianco di cui mi aveva parlato la Silvia. Mi resi conto solo allora che eravamo stati ricevuti nella famosa sala di rappresentanza, piena di giocattoli ancora incartati della chicco, con vari passeggini con cui la direttrice mi disse ti portavano tutti i giorni fuori a passeggio. Peccato che le ruote erano immacolate, la figlia della direttrice ti trattava come un bambolotto e questo mi diede fastidio. Sembrava mentre ti cambiava che giocasse con te come chissà quante volte aveva fatto a un gioco in cui tu non mi sembrava ti divertissi molto: avevi gli occhi un po' sgranati, ma nello stesso tempo straniti, con una mezza smorfietta. Mi colpirono le tue mani minuscole e contratte in un pugno. Eri terribilmente pelosa, ma di questo avevo già parlato con un’altra madre adottiva: con l’alimentazione più completa che ti avremmo dato sarebbe scomparsa. Non versasti una sola lacrima e io, che mi ero preparata a portarti via urlante, rimasi quasi spiazzata.
Nel frattempo papà Michele era stato accompagnato a visitare l'istituto, o meglio la parte di questo che la "signora direttrice" aveva deciso di fargli vedere. Fu portato a vedere e a filmare solo l'area di prima accoglienza dei neonati. Il video che girò fu l'unico che fu fatto a quanto ne sapemmo noi all'interno di quell'istituto. Sembrava un reparto d'ospedale un po' vecchio, come possiamo avere anche noi qui in Italia, tutto sommato pulito e con il personale schierato in camice bianco, in tutto tre giovani ragazze. Ma alla richiesta di papà Michele di vedere dove tu avevi trascorso fino ad allora la tua piccola vita, la direttrice disse che non era possibile per ragioni di igiene. La cosa ci parve molto strana visto che era stato accessibile proprio l'area dei neonati ... Solo più tardi venimmo a conoscenza durante il viaggio di ritorno verso Sophia, che giusto la settimana precedente, un bimbo che era stato destinato in adozione ad una coppia di americani, era stato trovato con una frattura al femore esposta da almeno tre giorni. Era stato imbottito di calmanti per camuffare la cosa, per timore forse che venisse rifiutato così che l'istituto non avrebbe ricevuto nessuna donazione da parte di quei genitori. Solo dopo il suo arrivo alla capitale, 5 ore più tardi, era stato scoperto il trauma del piccolo. Permettendoci di vedere quello che lei voleva, probabilmente la direttrice aveva voluto ingraziarsi almeno noi, temendo una denuncia al suo governo di ipotetici maltrattamenti e dello stato di denutrizione in cui si trovavano i piccoli di quel posto da lei diretto. Che cosa triste bimba mia, ... e non smetto a volte di pensare che per fortuna tu almeno con Lorena e Simone siete venuti via da quel posto: non so, se fosse passato ancora del tempo, come e se ti avremmo trovato!

Loredana post originale

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