Allora ci provo ...
era il giorno preciso della scadenza, la mattina sono andata a fare il controllo, c'era il mio gine che mi ha assicurato che ci sarebbe stato per tutta la settimana, per cui di stare tranquilla.
Alle 12 inzio a sentire i primi doloretti, lo chiamo, mi dice di aspettare ad andare in Ospedale; resisto sino alle 19 ma poi lo richiamo e dico che vado. Lui mi dice che ha già avvertito il suo collega di turno e che comunque lo avviserà lui quando sarà il momento.
Fiduciosa vado. Mi vista il ginecologo suo amico, che era sceso apposta all'accettazione, vedo l'ostetrica che fa facce strane quando lui mi dice che con due goccine partorisco in un battibaleno perchè sono già un po' aperta e ho i tessuti morbidi. Io in effetti non vorrei, e dico che preferisco un travaglio naturale. Lui mi fa portare su in Sala Parto, mi fa mettere il monitoraggio, dopo un quarto d'ora ritorna e mi dice che va bene, ma che le contrazioni sono irregolari e che la bambina, se va avanti troppe ore così potrebbe stancarsi.
Mio marito mi guarda e io, anche se vorrei un parto naturale, cedo.
So che l'ossitocina fa venire contrazioni fortissime, come ci avevano detto al corso preparto, tanto che si dovrebbe fare l'epidurale se c'è l'ossitocina. Lì la fanno, è l'Ospedale più famoso della città, quello dove la fanno senza problemi e senza menate naturalistiche. La chiedo, ma il dottore mi dice che vediamo come vanno le prime contrazioni regolarizzate dal farmaco, perchè secondo lui in un battibaleno partorisco.
Dopo nemmeno 10 minuti inizia l'inferno vero e proprio, sono bloccata aletto dal monitoraggio, col cavolo le posizioni che al corso ci avevano detto che aiutavano a sopportare i dolori, a letto se no si perde il battito!, cerco di trattenermi ma dopo poco non riesco a non urlare quando arriva il dolore: allucinante, e poi una via l'altra, senza poter tirare il fiato. L'ostetrica mi dice di calmarmi, cerca di rassicurarmi, le chiedo l'epidurale, mi dice "Ok hai ragione, adesso chiamo il medico che chiama l'anestesista".
Rientra dopo poco il medico, mette un guanto, mi visita senza troppo complimenti, anche se l'ostetrica gli dice di aspettare un attimo. Mi ravana dentro anche mentre ho la contrazione e credo di morire dal dolore, l'ostetrica brontola qualcosa al medico, ma lui dice a tutti "Ancora un attimo di pazienza e partorisce, non serve l'anestesista". Io piango disperata, vi giuro mi sono sentita violentata, l'ostetrica che va avanti e indietro perchè siamo in tante a partorire, cerca di calmarmi, è molto dolce, ma si vede che è il medico che decide tutto.
Le contrazioni sono sempre più vicine e io mi stacco il monitor per la disperazione, ho quasi una crisi isterica. Torna l'ostetrica, me lo rimette su pazientemente, sta un po' lì con me aiutandomi a respirare, ma poi dice che deve chiamare il medico perchè secondo lei va diminuita la flebo perché le contrazioni sono troppo forti e vicine. Torna il medico incazzatissimo, di nuovo una visita allucinante con l'ostetrica che diceva: "Aspetti ...", dice che posso spingere, che devo spingere con energia perché la bambina sta un po' soffrendo e deve nascere. L'ostetrica si veste, chiamano i pediatri. Io sono in tilt dal dolore delle contrazioni e della visita e non riesco a spingere. L'ostetrica fa per alzarmi lo schienale del letto e farmi puntare i piedi per spingere meglio, ma il medico le urla "Basta con le tue c...." e urla a me, "Signora spinga!" Mio marito chiede che venga chiamato il mio gine, ma il medico dice che è già avvisato di tutto, ma che ormai nasce e non c'è tempo. Poi si mette a fianco a me e mi schiaccia la pancia, ma non riuscendo con la mano, si butta addosso con tutto il peso del suo corpo, sempre urlandomi di spingere. Vi giuro che anche adesso che scrivo mi viene da piangere, perché non è stato solo il dolore lancinante, ma la violenza con cui ha sempre fatto ogni cosa.
L'ostetrica mi taglia: sento male anche se mi dice che ha fatto l'anestesia e poi nasce Elisa. La prendono subito i pediatri, la portano di là: ho paura che stia male. Intanto il medico mi schiaccia la pancia per far uscire la placenta, un altro dolore assurdo e poi il calvario dei punti. L'ostetrica che cerca di sorridermi, di accarezzarmi, ma io sono sfatta, piango e tremo.
Quando finisce la sutura, il ginecologo se ne va e mi dice "Anche se alla fine si è lasciata troppo andare un 7 glielo possiamo dare!", rivolto a mio marito. Brutto stronzo di merda! vorrei urlargli, ma non ho forza, piango e basta. L'ostetrica chiede a una ragazza di farmi portare la bambina, mi dà la mano e mi dice che Elisa sta bene, l'hanno solo aiutata un attimino perchè aveva sofferto un pochino per le contrazioni troppo intense. Arriva Elisa, in braccio a una giovane ostetrica che me la mette vicino. La tocco appena, piango di nuovo perché avrei voluto avere molta più forza per stringerla a me. Per fortuna le ostetriche mi aiutano, la più giovane resta lì con me, mi consola, mi fa vedere com'è bella Elisa, mi rassicura che sta bene e dopo mezz’ora riesco ad avere la forza di attaccarla al seno. Quello è stato l’unico momento bello.
Non ho potuto mai raccontare sino in fondo tutto, perché i miei, i suoceri, le amiche, tutte a dirmi che era andato tutto bene, che Elisa era bellissima, che in quell’ospedale sono bravissimi. Mai più! Ho capito perché qualche mia amica, che credevo naturalista esasperata, era andata a partorie altrove, una addirittura in un'altra città... E penso che anche se mi avessero fatto l'epidurale, comunque la violenza insita in quelle visite e in quelle spinte, sarebbe rimasta scolpita dentro di me. Grazie per aver potuto raccontare, piango ma mi sento un pochino liberata.
Una cosa soltanto, Anonima: puoi far notare ai tuoi familiari che certamente le decisioni del medico potevano essere tutte necessarie durante il travaglio, ma la manovra finale di spremitura dell'utero, che io sappia la fanno solo se ci sono problemi ad un giorno di distanza dal parto. Invece non aspettare una contrazione per la fuoriuscita della placenta, spremendo per di più senza sedazione, ecco secondo me è questo gesto finale che rivela fretta e mancanza di rispetto. Non commento il voto (!!!) Insomma domanderei al tuo ginecologo, magari non commenterà ma è bene che sia informato su come lavora il caro collega.
RispondiEliminaTi mando anch'io un abbraccio forte e un augurio di una bella ripresa veloce!!!
Cara Mamma di Elisa,
Eliminacapisco quando dice di esserti sentiva violentata.
Se quel ginecologo non ci fosse stato o fosse stato occupato altrove tutto sarebbe stato diverso per te, per Elisa e tuo marito.
Ha avuto un'arroganza inaudita ed ha usato un suo supposto potere di uomo e di superiore verso te e le ostetriche.
Io ho partorito con un ostetrico gay che stava facendo il secondo periodo di prova dopo non aver passato i primi sei mesi in un altro ospedale dell'azienda sanitaria. Fra di lui e il ginecogo c'era tensione, si sentiva inferiore e l'altro era il classico tipo che non può essere contraddetto perché LUI SA. Mi hanno privato di un parto naturale e delle prime 6 ore di mia figlia obbligandomi ad una ventosa in anestesia generosa perché non volevo accettare di farmi fare l'ossitocina senza peridurale dopo un travaglio in peridurale. Mi hanno insultata e non hanno voluto darmi la possibilità di una fase espulsiva coperta da analgesia nonostante dicessi che lo desideravo ma avevo un vissuto familiare e professionale fortissimo e avevo bisogno di aiuto.
Ora sono di nuovo in gravidanza dopo 7 anni in cui parzialmente ho rielaborato.
Non mi metterò più nelle mani di un ospedale, accetterò il dolore, mi preparerò fisicamente e psicologicamente ma cercherò un'ostetrica che " a pelle" possa essermi di sostegno in questa nuova esperienza che non voglio più delegare a uomini che non meritano la nostra fiducia.
E se a te ha dato un 7 a me ha detto che non ero pronta a diventare madre se non ero disposta a soffrire, perché mi ero fatta mettere incinta, perché non avevo programmato prima un cesareo. E le donne che avevo attorno erano tutte "scazzate" perché " non collaboravo". - Tutto questo lavoro per non fare un pò di fatica. E quanti commenti mentre mi svegliavo e non riuscivo ancora a proferire parola.
E quelle 6 ore senza portarmela perché... non era l'ora giusta.
Ho sbagliato io a delegare il mio corpo e la mia vita ad estranei. Non lo farò ancora. Ma non commetterò nemmeno l'errore di sovraccaricare mia figlia del vissuto per farla nascere e cercherò invece di infonderle fiducia nella nostra potenza femminile.
Non so ancora chi naviga dentro di me, la settimana scorsa ho avuto anche uno scollamento delle membrane ed ho temuto il peggio. Ora sono a riposo ma va meglio.
Se sarà un maschio gli insegnerò ad avere rispetto della donna.Se sarà una femmina mi troverà più forte e avrà meno traumi dalla nascita. E tutti assieme cresceremo.
Però personaggi come quello vanno fermati, non si può, né si deve far finta di niente.
Dopo 5 anni dal parto, una notte, mi sono messa a scrivere una lettera con tanto di nomi e l'ho indirizzata a quella sala parto. Almeno che meditino, anche a distanza di anni, dell'impatto di quello che dicono e fanno.
Cara Anonima,
RispondiEliminacapisco che tu sei sempre la stessa negli ultimi tre commenti, sbaglio? Avresti voglia di condividere qui il tuo racconto completo, oppure anche la lettera che hai spedito al reparto?
Vorrei solo farti leggere il racconto di Matrioska (che ha lasciato il commento sul parto in casa), è una storia difficile un po' come la tua http://ilmioparto.blogspot.it/2011/10/ho-partorito-due-volte_21.html. Ognuna di noi rielabora la propria esperienza diversamente.
Mi permetterei solamente un microscopico consiglio se opti per il parto in casa: cercare intorno a te comunque una struttura di cui senti di fidarti e dove dirigerti eventualmente, può diventare importante nel caso in cui (tocchiamo ferro) dovesse rivelarsi necessario un trasferimento.
Un abbraccio, e un grandissimo in bocca al lupo!!!!!
Quando leggo queste esperienze, prima ancora di provare pietà e solidarietà provo rabbia. Una rabbia feroce e incontenibile. Un bravo medico dovrebbe essere anche umano, comprensivo. Ho come l'impressione che il camice, in certi casi, serva a "coprire" o giustificare un animo sadico. Ma provvo rabbia anche per quelle donne che subiscono senza dire nulla, con una passivvità imbarazzante. Capisco la difficoltà di ribellarsi in un momento così delicato e intimo, quando si è deboli e in balia degli eventi, ma dopo non si giustifica tanta passività. Perchè il non denunciare, l'evitare il confronto e l'accusa, spiana la strada a questi macellai e li porta a replicare su altre donne. Va bene scrivere su un blog, ma non sarebbe meglio una bella lettera alla direzione dell'ospedale? Una denuncia ai giornali? Fino a quando non avremo il coraggio di alzare la voce, di pretendere rispetto e ribellarci, di denunciiare se è il caso, continueremo a subire l'impietoso atteggiamento di chi non solo pensa che dobbiamo riceverlo, ma che addirittura lo meritiamo. In quanto donne.
RispondiEliminaCara anonima, sono d'accordo sulla lettera di reclamo, e data la fragilità estrema della donna in quel momento, credo che i parenti dovrebbero essere più presenti e solidali nel non sminuire vissuti come questi e attivarsi per sensibilizzare le direzioni sanitarie sull'operato dei loro dipendenti. Tutti capiscono il sotto-organico e la tensione, la maleducazione e l'arroganza, no.
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