venerdì 6 gennaio 2012

Il parto di Maria. Secondo Erri De Luca

"Ce la farò, qui starò benissimo. Hai trovato un posto adatto, caldo e tranquillo. Ce la farò Iosef, sono donna per questo. All'alba ti metterò sulle ginocchia Ieshu." I dolori erano cominciati. Iosef sistemò della paglia sulle pietre asciutte, ci stese sopra una coperta e le pelli. Gli chiesi il coltello e un bacile d'acqua. Mi sdraiai. Batteva più violento il cuore, i colpi bussavano alle tempie, da chiudere gli occhi. Nessuno intonro, la piccola stalla era fuori nei campi. Una luce calava da un'apertura del tetto di canne e di rami. Era lei, la cometa, appesa in cielo come una lanterna. Prima di separarci gli ho messo in ordine i capelli, ci siamo sorrisi. "Così mi piaci", gli ho detto, soddisfatta di com'erano sistemati.

Iosef era uscito lasciando il coltello e il bacile. Ora toccava a me, ora dovevo fare, partorire è fare con il corpo. Mia madre mi aveva spiegato che stare distesa un po' in discesa, aiutava, Macché, mi alzai in piedi e mi appoggiai di schiena alla mangiatoia. Dietro di me i musi dell'asina e del bue, uno di loro mi allungò una leccata sulla nuca. Avevo nelle orecchie i loro fiati. Messi insieme avevano un ritmo svelto da andatura spedita. Regolai il mio respiro sul loro.

Sudavo. Appoggiata di schiena mi tenevo il pancione con due mani per aiutare le mosse del bambino. L'incoraggiavo a bassa voce, col respiro corto. Lo chiamavo. Le bestie alle spalle mi davano forza. Le gambe mi facevano male per la posizione. Mi inginocchiai per farle riposare. "Affacciati bimbo mio, vienimi incontro, mamma tua è pronta a prenderti al volo appena spunta la tua testolina.". I muscoli del ventre andavano dietro al respiro, una contrazione e un rilassamento, spinta, rincorsa, spinta. Queando lo strappo era più forte mi mordevo il labbro per non far scappare il grido. Iosef era di sicuro davanti alla porta, di guardia.

Lontano i pastori chiamavano qualche pecora persa. "E' una bella notte per venire fuori, agnellino mio, notte limpida in alto e asciutta in terra. Il viaggio è finito e tu hai aspettato questo arrivo per nascere. Sei un bravo bambino, sai aspettare. Ora nasci, che tuo padre ti aspetta. Si chiama Iosef, quando entra gli diciamo: caro Iosef io sono Ieshu tuo figlio. Vedrai che sorpresa, che faccia farà."

Parlavo e soffiavo, a un colpo più forte, una spallata di Ieshu, mi alzai di nuovo in piedi appoggiandomi alla mangiatoia. Le bestie ruminavano tranquille, c'era pace. Iosef aveva scelto un buon posto per noi. "Bel colpo Ieshu, un altro così e sei fuori, ecco ti aiuto, spingiamo insieme, le mani sono pronte a raccoglierti, via?" Via, è uscita la spalla, l'ho toccata, poi è rientrata, ma subito dopo di slancio Ieshu ha messo fuori la testa, l'ho avuta tra le mani, mi sono commossa, mi è scappato un singhiozzo e sul singhiozzo è venuto fuori tutto e l'ho afferrato al volo. L'ho alzato per i piedi per liberare i polmoni e fare spazio al primo vento che forza l'ingresso chiuso del respiro. Ieshu ha inghiottito aria senza piangere.

Faccio mosse esperte senza conoscerle. Il mio corpo fa da solo, esegue. Non l'ho istruito io. Odoro la creatura perfetta che mi è nata, posso allentare il nervo attorcigliato del sospetto: è maschio, è la certezza, non più una profezia. E' maschio, primogenito in terra di Iosef e Miriàm, carne da circoncidere, oggi a otto. E' maschio, l'ho fatto io, sgusciato sano in mezzo all'acqua e al sangue, il corpo esulta insieme a quello di ogni donna che mette al mondo l'altro sesso, perché è un regalo a noi.

Ho tagliato il cordone, un solo taglio, ho fatto il nodo del sarto e ho strofinato il suo corpo in acqua e sale. Eccolo finalmente. L'ho palpato da tutte le parti fino ai piedi. L'ho annusato e per conferma gli ho dato una leccatina. "Sei proprio un dattero, sei più frutto che figlio." Ho messo l'orecchio sul suo cuore, batteva svelto, colpi di chi ha corso a perdifiato. Al poco lume della stella l'ho guardato, impastato di sangue mio e di perfezione. "Somigli a Iosef." Così ho voluto vederlo. "Tuo padre in terra è un uomo coraggioso, tu gli assomiglierai." Mi sono stesa sotto la coperta di pelle e l'ho attaccato al seno.

Il bue ha muggito piano, l'asina ha sbatacchiato forte le orecchie. E' stato un applauso di bestie il primo benvenuto al mondo di Ieshu, figlio mio. Non ho chiamato Iosef. Gli avevo promesso un figlio all'alba ed era ancora notte. Fino alla prima luce Ieshu è solamente mio. (...)

Fuori c'è il mondo, i padri, le leggi, gli eserciti, i registri in cui iscrivere il tuo nome, la circoncisione che ti darà l'appartenenza a un popolo. Fuori c'è odore di vino. Fuori c'è l'accampamento degli uomini. Qui dentro siamo solo noi, un calore di bestie ci avvolge e noi siamo al riparo dal mondo fino all'alba. Poi entreranno e tu non sarai più mio.

(Erri De Luca, In nome della madre, Milano, Feltrinelli, 2006, pp. 63-67).

18 commenti:

  1. "Me disgraziata! Fossi morta pria di ciò e fossi del tutto dimenticata!"...
    Queste sono le parole che Maria - secondo il Corano - pronunciò mentre partoriva suo figlio.
    La versione islamica mi sembra più reale :)
    http://www.youtube.com/watch?v=ntPSDWo9XRo

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  2. Ciao Gekina, grazie del commento. Ci dicevamo con Lutlia che Erri De Luca molto probabilmente si è rifatto ad una tradizione mariana molto precisa, secondo cui Maria ha partorito (quasi?) senza dolore perché era nata senza peccato originale e quindi non doveva espiare come le altre figlie di Eva: http://www.mariaoggi.it/mariaannunciacristorisorto.htm Il fatto che nell'Islam Gesù sia partorito con dolore potrebbe essere quindi collegato al fatto che lo considerano un profeta come un altro. Ho trovato in giro anche il racconto della nascita di Buddha e anche quello avviene senza dolore, secondo me proprio per significare l'eccezionalità dell'evento.

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  3. In cristianesimo sono una schiappa. Premesso questo, il racconto di De Luca mi colpisce per tutte una serie di ragioni che forse sarebbero giudicate poco pertinenti da un punto di vista esegetico.

    Il dolore: attente, secondo De Luca Maria lo prova! Ma è un dolore da poter soffocare i gridi mordendosi le labbra; è un dolore a cui comunque l'autore dedica poco spazio. E ciò mi colpisce. Se De Luca avesse detto appunto 'senza dolore' come da tradizione mariana, avrebbe avuto un senso. Ma il dolore c'è: però l'autore non ci spende troppe parole. E' attratto da tutta una serie di altri aspetti e dettagli. Esegesi a parte, a me pare che qui si possa leggere una sorta di inclinazione "naturale/culturale" maschile (e non solo) a sottovalutare la sofferenza della donna che partorisce. La sofferenza tout court.

    Poi Maria partorisce da sola. E' un free birth. Ma non è, in quanto tale, presentato come 'la maniera naturale di partorire'. Anzi viene sottolineato più di una volta come evento eccezionale, l'assenza di qualcuno ad assistere (la madre di Maria nelle pagine precedenti). E in un pezzo dopo, quando Maria vuol rimanere sola col bambino, c'è un suo bel monologo sulla solitudine e sul deserto: come condizione innaturale e divina del Messia concepito non in Terra ma dal Cielo, che viene dal nulla ed è destinato ugualmente alla solitudine. All'eccezionalità.

    Poi ancora, la posizione. La madre di Maria la invita a stendersi un po' in discesa. Maria non ascolta il consiglio e sceglie di stare all'impiedi. Questo è un punto in cui mi piace come De Luca riesca a mimetizzarsi con la donna in travaglio. Una mimesi altrettanto efficace mi pare quella ottenuta con l'espediente letterario della similitudine tra il respiro delle doglie e quello delle bestie alle spalle. Con questa immagine della sincronizzazione dei due respiri, l'autore è riuscito a intuire un sentire e un agire verosimili.

    Si potrebbe andare al di là del parto e raccogliere diversi spunti del libro per parlare di genitorialità e valori: se da un lato c'è sicuramente una evidente esaltazione della maternità in senso mistico e non solo, dall'altro si insiste molto sull'amore umanissimo tra Mariàm e Iosef come sodalizio morale che garantisce la virtù del figlio fuorilegge, concepito fuori dalle nozze. Sono loro, uomo e donna di alto profilo etico, a 'meritare' il figlio prescelto e a imprimergli la divinità attraverso la propria virtù individuale. Io ci leggo: i buoni genitori sono tali al di là delle leggi biologiche e del conformismo. E trovo questa lettura molto coraggiosa e attuale.

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  4. a me de luca ricorda Leboyer e Verena Schmid. Il parto come banco di prova per provare il proprio valore. onestamente lo trovo irritante. Ma questo è il mio parere personalissimo.
    il Corano non contempla peccati originali. E le donne generalmente non hanno peccati da espiare durante il parto.
    In questo l'IUslam avrebeb qualcosa da insegnare alla nostra cultura :)

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  5. scusate... ma solo io non volevo stare in piedi?
    No, perchè o io sono fatta male o forse "stare in piedi" non è una posizione per tutte....

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  6. di questo libro che ho amato molto, mi ha colpito molto di più il finale...ma per restare sul pezzo, trovo curiosa questa "moda", passatemi il termine, di concentrarsi sul parto l'allattamento e il maternage, sposando teorie opposte, litigandoci sopra in blog, gruppi di fb, etc. e giudicandosi reciprocamente rispetto alle diverse visioni. E così alla fine noi donne ci ritroviamo ad accapigliarci sulla maternità e veniamo buttate fuori dal resto della vita.
    Elena

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  7. Ciao Elena benvenuta! Grazie del commento (e che commento :-) Penso che in parte questa litigiosità e frammentazione in fazioni sia dovuta alla modalità di discussione via Internet, in effetti io e LutLia condividiamo l'idea di uno spazio di discussione aperto in cui evitare estremismi ideologici.

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  8. Elena grazie del bel commento :-) Sarei anche d'accordo ma dimmi: siccome sul parto, l'allattamento, il maternage e molto altro c'è parecchio da dire, se non noi, chi?
    Chi dovrebbe lottare per un parto più umano, cioè meglio medicalizzato (epidurale garantita, colmare le enormi lacune di tanti reparti) e meno medicalizzato (meno interventismo inutile, meno paternalismo dei dottori, sicurezza per i parti in casa)?
    Chi dovrebbe lottare per uno Stato sociale e una economia del lavoro che consentano a tutte le madri di viversi la maternità come hanno diritto a scegliere?
    Chi dovrebbe lottare per il cambio radicale di mentalità che in Italia come altrove e più che altrove è ancora radicalmente da compiere a tanti livelli?
    La vita è anche questa e "il resto della vita" non può migliorare se non migliora questo...

    Come dice Calenda Maia cerchiamo di promuovere un dialogo che parta dall'ascolto e sospenda il giudizio, poi metta in moto un confronto dove tutte abbiano da imparare qualcosa le une dalle altre. Per superare questa divisione in fazioni che non fa bene alle donne e che ahimé, credo sia solo amplificata da Internet, ma ha radici ben più lontane.

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    1. Infatti...ma alla fine si litiga tra fazioni di donne, non rispettando le scelte e le idee di ognuna e lo Stato delle cose, permettetemi il gioco di parole,non cambia, perchè intanto, a seconda dell'ospedale in cui capiti, ti viene comunque imposta una scelta non veramente tua!
      Ho partorito due volte, in due strutture completamente diverse per la visione del parto e alla fine il posto in cui sono stata più ascoltata e ho potuto partorire come volevo (nonostante ufossi primipara attempata, con rottura acque anticipata senza inizio spontaneo del travaglio)è quello giudicato una fabbrica di bambini: ho avuto fortuna a beccare un'equipe fantastica, con un'ottima ostetrica e un ginecologo intelligente. Nel secondo sono andata nel tempio del parto naturale...mi hanno fatto fare un travaglio di 15 ore con battito in caduta della bimba a ogni contrazione, flebo di fisilogica per ripristinare il liquido amiotico, che da giorni dicevo di perdere, che servivano solo a farmi "correre" al bagno tra una contrazione e l'altra, con la flebo nel braccio e l'angoscia nel cuore, e alla fine, quando dovevo spingere fuori la mia bimba, non mi hanno neanche fatto scegliere la posizione e ho partorito coi piedi sulle staffe, come non volevo, perchè sapevo qual'era la posizione più giusta per me...insomma la vera rivoluzione sarà quando il personale medico imparerà ad ascoltare e ci sarà la possibilità dell'epidurale (e la vasca e la doccia e lo sgabello e la fune, etc.) in ogni ospedale, con anestesisti che sanno fare l'epidurale senza, che subentrino le controindicazioni che amano raccontare i fissati del "tutto naturale", il cambiamentio sarà quando "chi sa" userà ciò che sa per aiutarti a scegliere il meglio per te e non per esercitare un potere su di te ;)
      Elena

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    2. Elena: sottoscrivo in pieno ogni tua parola!!! (con 3 punti esclamativi 3). Il fatto è che il litigio in fazioni produce, secondo me, immobilismo e poi nulla cambia. Le 'epiduraliste' rivendicano l'epidurale dando delle dementi a chi vuole partorire in casa e sorridendo di sufficienza per il voler scegliere la posizione. Le 'naturaliste' vanno dicendo che in assoluto meno si fa e meglio è. Invece che per un parto migliore in tutti i sensi, si combatte le une contro le altre. Direi che è ora di smettere e commenti come il tuo - e testimonianze come la tua - mi rendono felice e speranzosa :-)

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  9. Per curiosità letteraria, segnalo altre tre versioni del parto di Maria da due Vangeli apocrifi. Come si sa sono stati espunti dalla tradizione, però ci hanno lasciato molta iconografia, come la grotta, il bue e l'asinello.
    In questi racconti Maria non partorisce da sola ma con una o due levatrici, che diventano involontariamente testimoni della sua verginità pre- e post parto

    http://it.wikipedia.org/wiki/Protovangelo_di_Giacomo#17-24:_nascita_di_Ges.C3.B9

    http://it.wikipedia.org/wiki/Vangelo_dello_pseudo-Matteo#Nascita_di_Ges.C3.B9

    http://it.wikipedia.org/wiki/Vangelo_armeno_dell%27infanzia#Nascita_di_Ges.C3.B9

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  10. Toc toc....precisazione: il fatto che Maria sia stata concepita senza peccato originale (Immacolata Concezione) è un dogma del 1854. Fino a quel momento, Maria era una donna come tutte le altre.....E, parte per i cattolici, finita la fase a stretto contatto con lo Spirito Santo, figliò scopando come tutte le altre !

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  11. Carissime tutte e tutti,
    vi ringrazio per il vs BLOG che trovo davvero interessante.. Sono una ginecoccola del territorio, consigliera di parità ecc ecc, faccio parte di Andria e leggo e scivo su CERCHI che certo conoscerete... ma il vs approccio tranquillo, culturale, trasversale e attento alle sensazioni ma anche alle reali possibilità di cambiamento del mondo della nascita, mi piace davvero!

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  12. Cara Ginecoccola (immagino NON sia un refuso :-D)

    benvenuta e grazie del tuo commento, davvero è una gratificazione!

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  13. Sì grazie gineoccola, davvero un nel commento :) e un bellissimo nick il tuo! lutlia

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