venerdì 8 novembre 2013

quell'esserino accanto a me con la faccia da tartaruga

Lo scrivo perchè mi va di mettere giu' i ricordi quando ancora sono freschi. E' un raccontomolto duro, non è stata una passeggiata, per nulla. Credo ceh non ripetero' mai piu' l'esperienza ma sono felice che sia andata così. Rifarei tutto quello che ho fatto. Volevo un parto che fosse un'esperienza esistenziale e l'ho avuta. E'stato un viaggio fuori di me , atroce ma importante. Se vi impressionate non leggete il seguito. Tutto ha inizio domenica 25. La mattina dopo mi aspetta linduzione e decido il tutto per tutto per evitarla. Massaggi di acupressione, rapporti e olio di ricino. Inizio con due cucchiai alle 18 e poi faccio lamore e poi altro cucchiaio e alle 11 decido di dormire. La mattina dopo ci dobbiamo presentare alle 6.45 in ospedale.. Dopo qualche minuto iniziano dolori già abbastanza forti, li riconosco, sono loro. Prima ogni 10 minuti e ma tento di dormire e non capisco ogni quanto arrivino. A mezzanotte mi devo alzare e inizio col camminare su e giù. Avevo paura che mettendomi nella vasca calda si fermassero.. Poi perdo un po di sangue e Teresa non si muove quindi chiamo lospedale. Meglio andare Alle due chiamo Marco e tempo 20 min siamo a Lugo. Il tracciato evidenzia contrazioni ogni 5 /7 min.. Non cè un letto libero in reparto e le sale travaglio/parto sono entrambe occupate. Ci mettono momentaneamente in una sala parto, molto sala operatoria. Non mi piace, è freddo e buio. Siamo frolli da sonno ma intanto le contrazioni sono diventata molto dolorose. Cammino su e giù respirando e cantando il canto carnatico. Aaaaaaaaaaaaa, aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa, aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa Le ore passano veloci incredibilmente e verso le 5 si libera la sala travaglio con vasca, quella che volevo io! Intanto pero il sonno si faceva sentire e tra una contrazione e l'altra mi addormentavo. Marco crolla su una poltrona e io lo maledico dorme quasi due ore e la mia invidia non si misurava. Nel mentre continuavo respirare, cantare . Arriva l'ostetrica del mattino, molto seria e dura. Mi mette sotto tracciato che diventa presto una tortura. Le contrazioni si erano diradate e diventate un pelo più sopportabili. E il famoso periodo di latenza ma al momento non lo riconosco, Torna dopo più di un'ora. Ore 9,30 mi visita e mi comunica che il travaglio inizia in quel momento. Sono davvero molto demoralizzata. Mi sentivo già uneroina ad aver resistito 10 ore così e mi dicono che quello non è nulla Mi visita anche la gine di turno e con lostetrica decidono di rompermi le acque del tutto perché si erano rotte solo parzialmente. E per fortuna! Avevo già cambiato tre assorbenti maxi! Da lì inizia la cavalcata selvaggia e le contrazioni sono davvero intollerabili, appena piu forti di prima ma il tanto che basta per uscire di testa. Riiniziano ogni 3 minuti! Guardo lorologio e so che più di un minuto , un minuto e venti non durano. Tento di farmi coraggio ma è durissima. Marco tenta di aiutarmi ma purtroppo non riesce a dirmi niente che mi distolga dal mio dolore . Poi per penso che se non ci fosse mi butterei dalla finestra. Anche perché lostetrica va e viene, non sta sempre lì.. Verso luna di nuovo cambio di ostetrica, arriva Daniela, sembra abbia 13 anni e lorecchino al naso. E molto dolce e mi ispira fiducia Di nuovo tracciato, questa volta da in piedi, grazie a dio, stare seduti o peggio stesi è una tortura indicibile Mi appendo a un maniglione e tento di muovermi su e giù. Che fatica, basta penso. Basta basta basta, non ce la faccio più, fatemi andare via, aiuto aiuto basta. Non penso ad altro. La visita durante la contrazione è una esperienza davvero poco piacevole ma a quel punto ero fuori di me. Sono a dilatazione completa. Evviva! Esulto. Ce lho quasi fatta. In quel momento per un quasi è un abisso. Mi dice che potrei iniziare in qualunque momento a sentire il bisogno di spingere ma io non lo sento. Sono stremata. La testa mi crolla per il sonno e mi cedono le gambe tra una contrazione e laltra. In quel momento se mi avessero proposto lepidurale o il cesareo o leutanasia li avrei accettati. Qualunque cosa. Pensavo solo: aiuto basta, aiutatemi non ce la faccio più. Basta basta basta. Penso a ci che mi ha detto beebs, che è un momento., ma non riecco a tollerarlo lo stesso. Penso a Laura Laranja, vorrei chiamarla per un consiglio. Marco mi guarda impotente e io odio la sua impotenza, odio tutti, odio il mondo. Ma soprattutto odio quella sofferenza indicibile. E ste spinte non arrivano. Mi propongono lossitocina. Non la voglio, ho paura di non reggere altre spinte piu violente. Daniela mi tranquillizza e mi dice che se la voglio, bene, è per aiutarmi e comunque me la darebbe molto blandamente. Cerco di parlarne con marco, intanto il tempo passa e passa e io sono sempre più sfibrata. Ok, proviamo. Intanto ci sediamo su sta strana sedia, Marco dietro di me e io a gambe divaricate con davanti Daniela che mi da istruzioni. Le spinte arrivano e con esse una voce disumana, che non era la mia. La voce di un animale nellultimo sforzo prima di morire. Urlo a gola aperta e mi dice che va benissimo. Non devo trattenere la forza e neanche serrare i muscoli. Mi viene da farlo. E difficile lasciare andare il perineo e i glutei ma ci provo con tutta me stessa. Le feci escono mentre millimetro per millilitro la testina si abbassa. E una cosa spaventosa e potente. Riesco a fare due spinte per contrazione. Daniela mi dice: la senti? E la tua bimba che arriva. Mi sforzo di pensare positivo ma chiedo solo quanto manca alla fine di quel supplizio . Mi dice che è ancora presto, che devo avere pazienza. Pazienza? Ma se sono le quattro e mezza del pomeriggio! Ancora una mezzora così, con il sonno a rapirmi tra una spinta e laltra come fosse uno svenimento. Finalmente si vede la testa. Ci trasferiamo nellaltra sala. Io non voglio ma anche questa volta la scelta viene lasciata a me. Mi convincono, ok, andiamo. E una sala operatoria buia . Daniela orienta ala luce in modo che non mi si punti direttamente addosso. Mi siedo sulla sedia da parto. E larga e confortevole, non sono stesa. Ho i piedi appoggiati a delle specie di staffe e sono quasi verticale col corpo. Arriva la mia gine e si mette davanti a me con la sua allegria. Dice: beh, non mi chiamate a vedere lo spettacolo? Si piazza su uno sgabello di fronte a me e giuro, mancavano solo i pop corn per immaginarla al cinema. Pero la sua allegra cazzonaggine mi fa quasi ridere. Siamo alla fine. Non so descrivere cosa si prova in quel momento. Senti che ti si sta spaccando tutto. Che quella cosa è troppo grossa per passare da lì. Mi dicono che si vede il ciuffo di capelli. Ancora il quasi diventa una parola oscena. Marco piazza al telecamenra e va a vedere, oltre ogni previsione, lui non voleva vedere nulla, solo stare dietro a occhi chiusi e io spingo e non mi interessa piu di lacerarmi. Voglio solo finisca tutto. Finalmente ecco la testa, mi dicono di non spingere più ma è troppo dura, brucia brucia. Mi guida nelle spinte, piano piano. Ok, finalmente esce la testa e poi alla spinata dopo sguscia via tutto questo enorme pesce. Dicono che il dolore passi immediatamente e si dimentichi. Per me non è stato così. Ho steretto la mia piccola, cercavo di scaldarla ma intanto continuava a fare male. Tremavo e lei piccola urlava a piuì non posso. Non capisco piu nulla a quel punto. Chiedo se la posso attaccare al seno ma mi dicono che cè qualche problema. Il tempo non ha piu senso, me la portano via e armeggiano in due con la mia patata e la mia placenta. Non esce. Ma in compenso esce molto sangue. Un litro e duecento mi diranno poi. Alla fine esce la placenta e iniziano a cucire dentro e e fuori. Guardo Marco al di là dal vetro, ha seguito Teresa mentre la lavano . Mi sussurra ti amo e io piango, è bellissimo il mio amore ora babbo. Non tollero che mi si tocchi ancora ma devo stringere io denti.La lacerazione esterna arriva fino allano, quella interna non so. La gine mi dice che ha dato due puntiniseeeee Poi sento che mi chiamano e a me sembra solo di aver chiuso gli occhi per dormire un secondo Mi trasportano in camera, vedo di passaggio mia madre con gli occhi lucidi. Io chiamo Marco, voglio vedere Teresa. Pesa 3600 gr ed è lunga 51 cm. Il resto è tutto convulso e confuso, non ricordo piu nulla, Solo mio padre che piange e Marco distrutto. E quell'esserino accanto a me con la faccia da tartaruga. post originale

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