venerdì 13 gennaio 2012

13 respiri

Il mio parto.
Avverto le prime contrazioni.
non sono altro che indurimenti del ventre.
Non sono in ansia perchè so che la nascita della mia bambina avverrà brevemente e facilmente. Ne sono sicura.
La nascita è una normale e naturale funzione fisiologica del corpo femminile; una donna sana come me può partorire senza dolore e senza pericolo.
Sono preparata come un atleta per una gara importante, come un soldato per la guerra.
Sono determinata ma rilassata.
Mi rilasso sul letto leggendo un libro e ascoltando musica insieme al mio compagno.
Ci servirà tutta la forza e la concentrazione per questa avventura che ci aspetta.
Le contrazioni sono regolari ma distanziate.
Sin dall'inizio della gravidanza ho imparato a rilassarmi, ad entrare in uno stato di calma profonda in cui esistiamo solo io e la mia creatura.
Sono contenta di provare una gravidanza ed un parto pieni di amore, gioia, autostima e sicurezza interiore.
I picchi si fanno sempre più regolari e ravvicinati.
Vengo visitata, con dolcezza, la bimba sta bene, il battito è forte.
Il travaglio è iniziato. Il mio corpo si è svegliato.
So che mi dilaterò fino a 10 cm naturalmente e con facilità grazie al mio stato di sicurezza e rilassamento.
Proverò una piacevole sensazione di pace, che permetterà al mio corpo di reagire al meglio al parto.
Sento che la posizione sdraiata nn fa più per me.
Voglio sedermi.
Trovo una poltrona in un angolo della stanza.
Riparata ai due lati,nascosta e protetta.In penombra. Ecco qui voglio stare.
I picchi uterini sono onde che arrivano e se ne vanno con regolarità.
Ogni volta un poco più intense.
Le sento arrivare.
Respiro ad ogni picco.
Scopro che la respirazione lenta mi permetterà di lasciarmi andare e
di aprirmi alla gioia di dare luce il mio bambino con calma.
Conto 13 respiri ogni contrazione.
Sento arrivare l'onda
Da quel momento sono solo 13 respiri.
A metà del conto a volte la mia mente si lascia andare al pensiero che è troppo per me.
La richiamo all'ordine.
Avrò coraggio e sarò risoluta durante i picchi uterini.
Non mi farò prendere dal panico.
Quando la paura non è presente, il dolore non è presente.
Mentre penso a questo la contrazione è già finita.
Ho il tempo di rilassarmi.
Ho fame. So che devo nutrirmi per avere la forza di sostenere me e la mia creatura.
Mangio ma sento arrivare l'onda.
13 respiri.
Pochi minuti fuori dal mio nuovo nido e sento la necessità di ritornarvici.
Solo in quel luogo protetto so di riuscire a gestire il dolore.
Torno alla mia potrona. Torno ai miei respiri, alla mia concentrazione.
Sono in grado facilmente di portarmi di nuovo in uno stato ottimale di rilassamento, ideale per partorire.
So lasciar andare completamente i muscoli coinvolti durante il travaglio e il parto per facilitare la nascita del mio bambino.
Un piacevole essenza di lavanda pervade la stanza.
Siamo in penombra. Ascolto la musica che ho associato al rilassamento per tutta la gravidanza.
Torno in uno stato di calma completa, assecondo il mio corpo.
Sono consapevole di ogni picco uterino durante i quali mi lascio andare.
Il mio corpo produce tutti gli ormoni necessari per favorire un parto facile.
Essi, rilassando naturalmente il mio corpo, apriranno il mio utero e il perineo per dare il benvenuto a mio figlio.
Gli stessi mi provocano un po'di nausea.
Vomito la cena.
Non mi distraggo. Sapevo sarebbe successo. Sono preparata.
Non penso a nulla.
Lascio andare tutti gli stress emotivi prima del parto e porto me stessa ad un livello di rilassamento profondo dove mi sento e mi ascolto.
Ho elaborato i miei vissuti e li ho accettati.
Sono pronta per la vita nuova. Sono tela bianca.
Ascolto le onde che pervadono regolarmente il mio corpo.
13 respiri.
Sento la mia creatura che si fa strada.
So che il mio corpo e il mio bambino assumeranno la posizione più naturale e ottimale per favorire il parto
e riceverò i giusti stimoli per far sì che venga alla luce dolcemente
I dolori sono forti. La mia forza vacilla.
Chiedo aiuto. Il mio compagno e l'ostetrica mi sostengono.
Penso che in fondo comprendo chi chiede l'analgesia.
Il dolore è insopportabile e non si sa come prenderlo.
Devo salire di livello con il rilassamento nn posso mollare ora.
Mentre il parto procede so che dovrò inoltrarmi sempre più profondamente nel mio corpo per connettermi sia con me stessa che con la mia creatura, in modo tale da lavorare in sintonia con lei.
La nausea è forte ma non ho più nulla da vomitare. Ho sete e sono stanca.
Entro nella vasca, l'acqua calda mi aiuta.
Mi sento meglio. Provo meno dolore.
Il mio compagno mi massaggia.
Accoglieremo insieme il nostro bimbo quando verrà al mondo.
13 respiri e la contrazione passa.
L'acqua ora nn basta più.
Ho freddo.
Esco dalla vasca ho una nuova contrazione.
Sono più vicine, ho freddo, batto i denti, voglio solo tornare sulla poltrona.
Solo in quella posizione sento meno dolore.
Sono stanca. A tratti si insinua nella mia mente la voglia di lasciarmi andare al dolore.
Di farmi prendere dagli eventi.
Restare concentrati è faticoso. Divento irrequieta.
Ho bisogno di stare sola nn voglio distrazioni
Chiedo al mio compagno e all'ostetrica di riposarsi.
Si stendono a letto nella mia stessa camera.
Io mi rilasso sulla poltrona.
Da questo momento tutto è confuso. Come una nebbia.
Mi appisolo appoggiata su una mano, mi svegli solo durante i picchi delle contrazioni.
13 respiri
mi riaddormento
sogno
contrazione -mi sveglio -13 respiri
mi riaddormento
non sento il tempo che passa
il mio corpo fa da solo
la mia creatura fa da sola
lei è saggia.
La mia mente osserva, non comanda, chi comanda sono i miei istinti.
Sono in stato di trance, è come essere ubriachi.
La mia mente è rilassata, il mio corpo è rilassato.
Mi fido del mio corpo e lo seguo.
Sono solo 13 respiri poi passerà.
Il mio compagno e l'ostetrica mi osservano.
Credo non comprendano come faccia a dormire durante il travaglio.
Io li vedo ma è come se fossi in un'altra stanza, fuori dal mio corpo.
Solo il dolore mi riporta allo stato di coscienza
Devo andare in bagno ma voglio stare sola
Non voglio essere seguita.
Chiedo di nn essere seguita.
Ho delle fitte al basso ventre, mi siedo
e sento un palloncino che scoppia.
mi si sono rotte le acque
un picco, 13 respiri.
Vengo visitata.
In pochi istanti tutto è cambiato. Sono completamente dilatata.
Dal desiderio di trattenere il dolore, di resistere,
ora passo al desiderio di cacciare quel dolore
da dentro di me
devo spingere.
Sento che devo spingere. Mi vesto.
Prendiamo l'auto per andare in ospedale.
E' a pochi minuti.
Non sento più dolore.
Incredibilmente.
Solo voglia di spingere. Il dolore è finito.
Spingo sulle scale di casa, in auto, nel parcheggio dell'ospedale, sulla sedia a rotelle verso la sala travaglio.
Vedo un'orologia da parete. Sono le 3.10 di mattina.
Sono sicura che tutto accadrà in modo perfetto, sia per il bebè che per me.
Nonostante tutto sono rilassata e contenta che il mio bambino arriverà presto.
Spingo mentre mi sdraio sul lettino. Non voglio andare in sala parto.
Non mi piace.
Voglio restare li in sala travaglio.
Vengo accontentata.
I miei muscoli lavorano in armonia completa per facilitare il parto.

Il mio corpo si apre per permettere al bimbo di passare da un mondo all’altro.
Il mio bimbo è perfettamente posizionato in ogni fase del parto.
Mi lascio andare completamente affidando il mio parto alla natura.
Mi focalizzo sulla pace fra un picco e l’altro.
Visualizzo il mio bimbo uscire dall’utero con grazia e facilità.
L'ostetrica mi unge con olio di mandorle.
Urlo. Ma mi accorgo che è un urlo di testa.
Mi correggo.Ora urlo di pancia .
E' un suono cupo.Sento che mi aiuta.
Sento la testa che scende con facilità.
Nella stanza vicina un'altra donna partorisce, sento che si lamenta molto.
Non provo dolore. Solo necessità di spingere.
Mi sento al sicuro e sicura di me.
Man mano che il parto procede io mi lascio sempre più andare.
Il mio compagno mi parla. Mi rassicura.
Gli chiedo di nn farlo. Perchè mi distrae.
La testa è sull'orlo.
Sento tirare la pelle, sento bruciare,ma l'olio mi aiuta.
Seguo le indicazioni dell'ostetrica.
Mi guida.
Spingo e trattengo, non mi voglio lacerare.
Affido questo parto al mio corpo e al mio bambino.
La mia creatura si muove gentilmente ed istintivamente lungo il suo percorso per arrivare da me.
In un istante tutto finisce.
La mia creatura è venuta al mondo.
E' scivolata fuori come se nn avesse fatto altro in tutta la vita.
Nessun punto, nessuna complicanza, nessun intervento.
No c'è più dolore, più paura, più ansia. Ho già dimenticato
Mi chiedo se ci siano mai stati.
Solo nuova vita.

Eleonora

10 commenti:

  1. bellissimo racconto, mi lancio con un commento. mi colpisce la frase "sono preparata come un atleta per una gara importante, come un soldato per la guerra." la leggo come la possibiltà (mentale) di prepararsi al parto come ad un evento pauroso fra gli altri, non come a qualcosa di assolutamente eccezionale.
    mi spiego: c'è questa cosa della scuola naturalista che non mi piace, il fatto di dire che il dolore del parto è unico e diverso - e questo mi lascia completamente smarrita su come poterlo affrontare, se è una cosa unica e diversa. sapendo invece che è un dolore come gli altri, posso pensare di affrontarlo come ho affrontato altre cose nella vita

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    1. Ciao sono la "scrittrice"...
      Nella mia vita ho affrontato per fortuna pochi dolori, prima di partorire le cose più dolorose che mi erano accadute erano svariati tatuaggi e piercing, una rottura di legamento e sopra a tutti togliere un molare, quindi poca roba. Ho trovato il dolore del parto qualcosa di assolutamente non paragonabile ad altro. Non parlo di più o meno sopportabile. Parlo di diverso.
      Il dolore del parto è effettivamente qualcosa di speciale. In quel momento il dolore, che come avrai letto durava solo 13 respiri contati, era sì intenso ma non così insopportabile e che mi facesse temere per la vita, come può essere il dolore per una malattia o per un incidente.
      Poi pensavo ad una cosa. Questo dolore tra poche ore passerà, per sempre. Così l'ho potuto gestire ed affrontare. Pensavo, non è il dolore per una malattia incurabile che non avrà fine. E' un episodio fisso e concentrato in un lasso di tempo misurabile in ORE. ORE!!! Non giorni o mesi.
      Per fare il punto. Partorirei altre 10 volte ma non toglierei mai più un molare, manco morta! Un saluto e un abbraccio

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  2. non ci credo manco morta

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    1. sono io la protagonista e mi dispiace che non ci credi. Mi piacerebbe con il racconto del mio parto dare speranza a chi dovrà partorire o ha partorito con immensa fatica sul fatto che non sempre il parto è una cruenta tragedia, ma può essere, per una questione di preparazione, predisposizione o semplicemente "culo" una bella esperienza. un saluto.

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  3. Prepararsi, essere attive può fare la differenza in ogni tipo di parto, anche in ospedale, anche assai medicalizzato, anche in epidurale. Questo racconto mi ha emozionato molto, fino alla commozione. Contiene la speranza che sia così per tutte, suggerisce un incoraggiamento, e sappiamo che la realtà è diversa. Ma non bisogna prendere tutto sempre alla lettera. Un'esperienza personale, un racconto, una serie di immagini possono trasmettere energia e risuonare in chi li legge in modo altrettanto personale e irripetibile. L'empowerment è un quid diverso per ogni donna, per ogni parto, dovunque e comunque vada. E poi è vero: il dolore del parto è un dolore, non è necessariamente il dolore più grande della vita. Il parto può essere una prova, per certe donne la più importante, per tante altre no.

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  4. Non sono una mamma, ma spero di esserlo presto.... Ho trovato questo blog quasi per casone sto divorandolo.... Il tuo racconto e' meraviglioso, la consapevolezza di ogni attimo, nonostante si percepisca il dolore e la sofferenza. Deve essere stato davvero un parto splendi e vissuto intensamente, come dovrebbero essere tutti... Purtroppo si leggono anche tante storie poco piacevoli e certo on per colpa della quasi mamma...
    Mi auguro di poter vivere un'esperienza come la tua!

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    1. Ciao Elisa, grazie della visita e tanti auguri :)

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    2. Ciao Elisa, tra i racconti di questo blog vorrei segnalarti "Ed allora ho pianto" di Maura, è quello che mi ha emozionata di più e secondo me è quello che descrive meglio la fase espulsiva, anche se deve essere stata faticosissima. (ho già lasciato un commento a proposito sotto il racconto di Maura).
      Ti auguro uno splendido parto!

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  5. nemmeno io ci credo, sembra un racconto promozionale costruito a tavolino, oppure un racconto con molte omissioni/interpretazioni... ;)

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  6. "Perché non crederci?" Mi domando... Il parto è un esperienza unica ma diversa come dimostrato da tanti racconti differenti di mamme che lo hanno vissuto. Che senso avrebbe raccontare balle a sconosciuti? Secondo me è vero, chi diffida forse è un po' geloso/sfiduciato/impaurito

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