venerdì 30 dicembre 2011

mi è preso il panico e ho mentito

Mi sono svegliata alle tre di notte in preda a forti contrazioni. Arrivata in clinica, mi dicono che la situazione non si muove e che il travaglio non è ancora iniziato (la dilatazione di due cm era passiva, secondo loro).

Io rispondo che al terzo figlio, FORSE sono in grado di riconoscere i sintomi.

L'ostetrica sostiene di non poter chiamare ancora l'anestesista, ma intanto mi fa accomodare nella mia camera (stanza privata in clinica). Passa un'ora e mezza in cui resisto al dolore soltanto perchè le mie contrazioni hanno la durata di trenta secondi. La sofferenza aumenta e anche la mia esasperazione.

Così, memore delle esperienze precedenti, decido di affrontare il toro per le corna. PRETENDO di avere l'analgesia. Nello stesso momento il mio ginecologo e proprietario della struttura (fuori per un congresso) avvisato da mio marito, telefona e intima di chiamare l'anestesista, che arriva una decina di minuti dopo.

L'anestesista mi informa che in alcuni casi durante l'espulsione diminuisce la dose del farmaco, su indicazione dell'ostetrica, per facilitare le spinte.

A quel punto vengo presa dal panico, mento sul mio peso e sulla mia altezza, dichiarando cinque centimetri e cinque chili in più. Dopo pochi minuti (non venti come mi è stato detto) l'analgesia agisce, non sento alcun dolore.

Passa il tempo e non appena mi sembra che la sensibilità stia tornando chiamo il medico per il rabocco (senza attendere il dolore vero e proprio). Non appena mi rilasso il travaglio accellera e mi dilato velocemente.

A quel punto inizio a sentire una forte pressione e vengo mandata in sala parto. Le cose procedono bene e l'anestesista mi rassicura sulla dose finale, che infatti inietta generosamente. Va tutto a meraviglia e con poche spinte nasce il mio bambino (Apgar 10). Me la cavo con tre punti.

Un parto davvero splendido.

4 commenti:

  1. Proprio bello questo racconto, e complimenti alla protagonista per la presenza di spirito... più leggo questo blog più mi convinco che al prossimo parto - ammesso che possa fare un VBAC - sarò una rompiballe di prima categoria, è l'unica strada percorribile :-)

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  2. Ciao Matrioska, grazie del commento :-) In effetti temo che mentire agli operatori sia molto pericoloso. Ma concordo sul fatto che alcune volte non sarebbe male saltare la prima esperienza, e passare direttamente alla seconda :-D

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  3. Io rifletterei piuttosto su quanto spesso accade che gli operatori mentano a noi. Magari con quell'aria di sufficienza ammantata di paternalismo. Il consenso informato è un concetto ancora culturalmente dibattuto e lo trovo folle. Una persona ha diritto di rifiutare anche cure che non ha gli strumenti per comprendere. E' così semplice.

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  4. Sono d'accordissimo, in effetti qui è già comparso qualche racconto di mamme che si sono sentite prese in giro dagli operatori, o sulla progressione del travaglio per non chiamare l'anestesista, o per altro. Questo crea un cortocircuito, perché quando si rompe il patto di fiducia sono disastri. Infatti questa mamma al terzo figlio mi ha scritto di essersi sentita umiliata quando al secondo parto hanno "menato il can per l'aia" per non farle l'epidurale.

    Quello che volevo sottolineare è che mentre l'operatore che mente al paziente conosce - dovrebbe conoscere - i margini di manovra in cui si può muovere per non fare danni eccessivi, ma il paziente che mente all'operatore può procurarsi conseguenze imprevedibili.

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