venerdì 2 dicembre 2011

sono una mamma teen-ager

E' passato un po' di tempo dall'ultimo post, ma purtroppo gli impegni, lo studio, la mia Giuli mi tengono sempre occupata e il tempo non basta mai per fare tutto quello che vorrei, ma rieccomi a raccontare la mia lunga storia...

Pian piano la mia pancia cresceva, come cresceva la piccola vita che era dentro di me. Col passare del tempo ho imparato tutti i movimenti che la mia piccola faceva, ricordo benissimo i suoi piedini che ogni tanto spingevano contro le costole, il suo sederino proprio al centro della mia pancia e il suo piccolo testino che guardava verso il basso, nella posizione giusta pronta per nascere.

Ricordo che una volta, durante un'interrogazione di latino, in cui ero molto agitata, la mia cucciola aveva iniziato a muoversi facendomi ridere e facendomi diventare rossa davanti a tutti!

Non uscivo molto, in quel periodo odiavo la gente e mi dava sui nervi! Possibile che appena mettevo piede fuori la gente puntava il suo odioso sguardo verso la mia pancia e poi verso il mio viso!

Spesso accompagnavo mia mamma a fare spesa, così non mi annoiavo e mi passava il tempo; però mi irritavo molto quando notavo quegli sguardi così neutri, a volte sembravano dispiaciuti, come se pensassero "Povera ragazzina cosa le è capitato", altre volte sembravano severi, "Così giovane, ingenua e immatura a crescere un figlio, roba di altro mondo!", altre volte invece si mettevano a chiamare all'attenzione l'amica o la figlia e scommetto che mi usarono come esempio, "Vedi cosa capita ad essere irresponsabili e a non pensare a cosa si fa, si cade dentro cose troppo grandi!"...

In quei momenti avrei voluto solo dire
"Cos'hai da guardare, sì aspetto una bambina, sì ho solo 18 anni, sì non sono sposata, no il mio ragazzo non mi ha lasciato, sì sto continuando ad andare a scuola e SI sono felicissima di aspettare mia figlia e di diventare madre e se tornassi indietro rifarei tutto ciò che ho fatto e sarei allo stesso punto, PROBLEMI?"

Gli ultimi mesi sono stati molto particolari, ero preoccupata per il parto, cosa di cui ero molto spaventata; avrei voluto fermare ogni madre che vedevo e chiederle come è il parto, quanto si soffre, come affrontarlo; ma non l'ho mai fatto... Non vedevo l'ora di incontrare la mia bambina, di stare con lei, volevo che il tempo passasse subito per stare con la mia Giuli, però volevo anche che il tempo non passasse mai perché avevo troppa paura; ero immersa in sentimenti, sensazioni, emozioni contrastanti e l'unico modo che avevo per superare quei momenti era non pensarci, continuare nelle piccole cose della quotidianità...

L'ultima visita fatta il 15 di gennaio mi confermò che la mia piccola non sarebbe nata prima di fine mese. Il termine era il 24 gennaio. Una notte sognai che il giorno di nascita di mia figlia era il 25, così era quasi sicura che nascesse quel giorno, ma arrivò anche il 26, poi passò il 27 e il 28.

Gli ultimi giorni sono stati un po' pesantini, stare in piedi era sempre più difficile e stancante, mi mancava sempre l'aria e poi mi facevano male le ossa del bacino.

Io ho sempre avuto una forte passione per un artista, attore e cantante, statunitense: Jesse McCartney, amo la sua musica; l'unica che mi fa veramente emozionare. L'ho incontrato al suo concerto nel 2007 e l'anno dopo l'ho incontrato per tre volte in un giorno durante le sue esibizioni a Milano.
Avevo tutta la camera tappezzata di poster e fotografie sue, la foto fatta con lui ingrandita in un riquadro...

Avevo ritagliato una miriade di foto sue sui giornali, anche le più piccole e avevo programmato di attaccarle in ogni spazio libero della parete della mia stanza. Il tempo come ho detto non basta mai, così non l'ho mai fatto.

Tutto questo fa parte della mia adolescenza e rimarrà per sempre nel mio cuore, ma avevo deciso che prima di diventare madre avrei tolto tutti i poster, dicendo addio alla mia adolescenza, pronta per diventare adulta e madre...

Però in fondo al cuore mi dispiaceva davvero, mi sono decisa solo la sera di giovedì 28 gennaio.

Appena finito mi sono messa a dormire e proprio quella sera hanno fatto la loro prima comparsa le tanto temute contrazioni, come se la mia Giulia aspettasse che io fossi veramente pronta a salutare la mia vecchia vita per affrontare quella nuova con lei.

Ormai sono passati vari mesi dal mio ultimo post e varie mie lettrici mi hanno chiesto più volte di continuare a raccontare la mia storia... Purtroppo sono stata molto impegnata, ho studiato davvero tanto e sono fiera di dire che posso dire addio alla scuola, non ci rimetterò più piede, se non per accompagnare la mia Giulia! Finalmente sono maturata e sono riuscita a portare a termine degnamente un grande impegno pieno di sacrifici. Sono riuscita a diplomarmi con il punteggio di 78/100; direi non male per una mamma che, oltre che studiare, ha ben altri doveri! Non avete idea della liberazione! Sono molto soddisfatta, anche perchè in tutto questo Giulia è stata la mia fonte di ispirazione! Si, lei ha ispirato l'argomento della mia tesina: L'attaccamento del bambino alla madre.
Ma ora torniamo un attimo indietro nel tempo, torniamo a dove avevo lasciato il mio racconto...



Ho passato tutta la notte del 28 gennaio sveglia, ero molto ansiosa, non sapevo cosa fare, non capivo se quelle che sentivo erano davvero delle contrazioni. Allora l'unica cosa che mi era venuta in mente era di segnare su un foglio l'ora in cui mi venivono...non vi dico, un foglio pieno di numeri! Le contrazioni non erano regolari, ma facevano la loro comparsa a meno di 10 minuti di distanza.

Sinceramente non erano dolorose, erano piuttosto fastidiose ma non mi facevano male.. Sentivo piuttosto in subbuglio l'intestino. Non ho avvertito nessuno, mi dispiaceva svegliare i miei genitori. Quando mio papà alle 6.00 di mattina del 29 gennaio si è svegliato per andare a lavoro vedendomi in piedi mi ha chiesto cosa avessi; io gli avevo detto che pensavo di avere le contrazioni, ma lui non gli ha dato molto peso e se nè andato a lavoro e io, molto intelligentemente, non l'ho fermato... poco dopo mi sono convita che forse quelle erano le contrazioni da parto, dato che venivano ogni 5 minuti, così mia mamma ha avvertito mio papà che è ritornato a casa.

Io nel frattempo ho voluto fare colazione, solo che l'agitazione mi rendeva faticoso e molto lento deglutire il cibo, così siamo partiti alle 8.00 circa da casa.

Dopo mezz'ora sono arrivata in ospedale e sono entrata nel pronto soccorso delle gestanti. Era totalmente vuoto, così mi ero seduta aspettando, ma non arrivava nessuno.

Dopo circa un ora che aspettavo, sempre con le mie contrazioni che nel frattempo si facevano piu intense, iniziavano a passare delle infermiere, ma nessuno mi domandò niente.

Così stanca di aspettare ho fermato un infermiera che mi ha accompagnato in una stanza dove mi ha fatto il monitoraggio delle contrazioni. Essendosi resa conto che erano intense circa alle 11.00 mi ha accompagnato dalla ginecologa, la quale mi ha visitato. Lei mi ha dato la notizia che ero a metà travaglio e che ero dilatata di 4 cm. Chi l'avrebbe mai detto! Non me lo aspettavo proprio! Era l'ultimo pensiero!

A questo punto avevo avvertito Matteo di non andare a scuola, ma di venire da me; lui era quasi più spaventato di me. Io nel frattempo mi ero cambiata e avevo avvisato la mia ostetrica di venire da me in ospedale.

Mi è stato chiesto se volessi fare l'epidurale, ma mi sono rifiutata perché il dolore era più che sopportabile. Ancora non capisco perché, ma moltissime ostetriche mi facevano i complimenti per la mia sopportazione del dolore, dicendomi che c'erano donne molto più "mature" di me che in questi casi si comportavano da bambine piagnucolose.

Ricordo di essermi sentita molto soddisfatta; io non mi sono mai lamentata troppo per il dolore, anche se ciò non significa che non lo provassi, anzi.
Penso che lamentarsi non serva a niente, se non a far star peggio te e chi ti sta intorno.

Il mio ragazzo arriva in ospedale alle 13.00, pensavo che la bambina nascesse di lì a poco, invece le mie contrazioni si facevano sempre più deboli e meno intense, io quasi non le sentivo! In compenso mi faceva molto male un osso del bacino e l'inizio della coscia sinistra, quello era il dolore più intenso! Però per far ossigenare bene la bambina dovevo starci appoggiata sopra e il dolore peggiorava.

E' strano ma pensavo a tutto fuorché la mia bimba, cercavo di rimanere concentrata sul presente, come se il futuro non esisteva, ancora oggi non so spiegarmi il motivo. Infatti verso le 16.00 mi sono sorpresa a vedere due ostetriche preparare i vestiti della bambina e tutto l'occorrente per lei, come se solo in quel momento mi rendessi conto che ero lì a far nascere la mia bimba.

Avevo portato del cioccolato per darmi un po' di energia, ma non riuscii a mangiarlo perché il solo odore mi faceva venire la nausea.

Matteo rimase sempre al mio fianco, mi teneva la mano e mi rassicurava. Io non lo volevo perché non mi piace avere gente attorno a me quando non sto bene, mi mette in imbarazzo, però non mi sentivo di togliere al mio ragazzo la possibilità di poter assistere alla nascita di sua figlia.

Circa alle 16.20 mi è stato detto che potevo spingere quando sentivo una contrazione, il problema è che non le sentivo più, sentivo la testa della mia bimba contro le ossa e basta. Così ho iniziato a spingere a caso; fu il momento più difficile, ero stanca, esausta e affamata. Volevo che finisse, ecco cosa continuavo a pensare, basta, sono esausta! Ricordo che dopo due spinte mi sembrava di aver già fuori la testa, invece si vedevano appena i capelli; quella fu una grande delusione; io continuavo a riflettere, pensando:

"Se con tutta questa fatica la testa non si è quasi mossa, quanta fatica devo sopportare per farla uscire? E una volta uscita come farò ad aver la forza di far uscire pure il corpo?"

Ricordo che quando iniziavo a spingere non riuscivo più a fermarmi, solo che mentre si spinge non si riesce a respirare, e io avevo bisogno di respirare sia per me che per la bambina, così tutti cercavano di fermarmi. Dopo una decina di spinte lunghissime ricordo che mi dicevano che c'ero quasi, così una spinta l'ho trascinata per molto... e tutto quello che sentivo era il fuoco, andavo a fuoco, mi sentivo bruciare, ho chiesto pure di fare aria... nemmeno il fuoco scotta così tanto! La testa era a metà.. così ho chiuso gli occhi e mi sono sforzata a spingere più velocemente e più forte perché il fuoco che sentivo scottava troppo...

E ad un certo punto, dopo una spinta molto lunga ecco, mi sono sentita svuotata, non gradualmente ma di colpo il dolore era cessato; avevo ancora gli occhi chiusi e senza lasciarmi il tempo di realizzare e di capire tutti i ginecologi e le ostetriche si complimentavano, ma io non sentivo le loro voci, c'erano ma era come se fossero in lontananza, l'unica cosa che aveva catturato la mia attenzione era il suo piccolo pianto, il pianto della mia Giulia.

I miei occhi si erano aperti di colpo e increduli si trovano davanti la creatura più piccola che avessi mai visto. Non avrei mai immaginato che i bambini appena nati potessero essere tanto piccoli.

Lei, come me aveva gli occhi chiusi ed era tremante. Non avevo voce, c'era solo il mio sorriso a testimoniare i fuochi d'artificio di felicità che mi esplodevano nel cuore. E' stato chiesto al mio ragazzo di tagliare il cordone ombelicale, ma si è rifiutato; allora l'hanno chiesto a me, ma ero senza forze.

Qualche istante dopo mi hanno dato in braccio la mia bambina avvolta in un asciugamano blu, la sua voce a smesso di emettere suoni e i suoi occhi si sono aperti per la prima volta, posandosi sui miei. Il suo sguardo attento mi osservava e a me sembrava che il tempo si fosse fermato e che il resto del mondo fosse sparito.

L'amore spontaneo e naturale verso la creaturina che tenevo tra le braccia mi ha sorpreso e travolto nella sua grande verità. Ed ecco che in quel momento è nato anche il grande sentimento che può essere riassunto con questa frase, che è poi diventata il titolo della mia tesina per il mio esame di maturità:
E ho imparato che quando un neonato stringe per la prima volta il dito della madre nel suo piccolo pugno, l'ha catturata per sempre.

mamma di Giulia (post originale)

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