venerdì 14 ottobre 2011

ho partorito in Messico

Rimasi incinta nel 1994.

I problemi cominciarono quando andai in un ospedale pubblico per un check-up e si verificò un errore nella tipizzazione del mio sangue. Il mio gruppo è Rh negativo, ma dal test dell’ospedale risultò Rh positivo. Io feci presente che ci doveva essere un errore ma loro mi ignorarono.

Nello stesso periodo ero in cura presso la clinica universitaria dove avevo studiato. La mia ginecologa confermò che il mio gruppo era Rh negativo e poiché soffrivo di ipertensione arteriosa la mia gravidanza era ad alto rischio. Lei mi consegnò una relazione dettagliata contenente le informazioni che avrebbero dovuto indurre il medico dell’ospedale pubblico a fornirmi le cure di secondo livello, assegnate alle gravidanze a rischio. Ma lui archiviò il documento e continuò a trattarmi come se io avessi una gravidanza normale, a basso rischio, e malgrado ci provai, non fui capace di fargli cambiare idea.

Circa una settimana prima della data prevista per il parto, nel Marzo 1995, andai in ospedale per parlare con il ginecologo delle mie preoccupazioni. Gli spiegai la situazione, ma lui mi disse che non era il caso di allarmarsi, mi assicurò che mi sarebbero state fornite le cure appropriate durante il parto e che sarebbe stato eseguito un taglio cesareo per evitare qualsiasi rischio.

Lui decise di posticipare l’intervento fino all’inizio delle doglie. Il giorno successivo cominciai ad avere le doglie e tornai in ospedale. Il ginecologo non c’era e fui visitata nella sala parto da alcuni medici più giovani che decisero di aspettare una maggiore dilatazione prima di assistermi al parto.

Io ripetutamente richiedevo la loro attenzione, ogni due ore circa, ma loro mi dicevano di passeggiare per favorire l'ulteriore dilatazione. L’indomani mattina, mentre continuavo a passeggiare nel corridoio dell’ospedale, mi imbattei nel mio ginecologo, il quale mi disse di avere saputo che io ero stata molto insistente e mi precisò che continuando a comportarmi in questa maniera, le cose per me sarebbero peggiorate.

Io diventai molto ansiosa e, dopo avere camminato ancora un po', entrai disperata in una toilette dell’ospedale per partorire. Ma sopraggiunse un’infermiera che mi spinse fuori visibilmente irritata e mi disse che per qualche strana ragione molte donne tentavano di partorire in toilette.

Mi riportò nella sala parto, ma qui i medici mi invitarono a riprendere a passeggiare. La dilatazione arrivò a 4 cm e non oltre, poi addirittura si ridusse a 3 cm. Nel tardo pomeriggio del terzo giorno mi spedirono a casa, dicendomi di ritornare il giorno successivo, in quanto erano tutti concordi nel sostenere che non ero ancora pronta per il parto.

Quella stessa notte ebbi delle doglie molto dolorose e decisi di andare in una clinica privata che si trova vicino casa mia. Qui mi dissero che c’era una grave sofferenza fetale e fui sottoposta a taglio cesareo d'urgenza. Il mio bambino nacque con la pelle scura e con macchie gialle. Mi dissero che le macchie
sarebbero scomparse con bagni di sole. Il giorno dopo fummo dimessi con la prescrizione di bagni di sole, malgrado l'ittero fosse peggiorato. La mattina successiva il bambino non si nutriva, aveva la febbre alta, era agitato e piangeva debolmente.

Io chiamai il medico che però insisteva col prescrivere i bagni di sole e aggiunse un antibiotico e un antipiretico per la febbre. Ma un mio amico, il cui fratello è pediatra, mi disse che i sintomi di Uriel erano gravi e che bisognava andare in una clinica pediatrica, cosa che io feci immediatamente.

Il bambino fu ricoverato in Terapia Intensiva, mi dissero che soffriva delle conseguenze di una grave sofferenza fetale con iperbilirubinemia e stato settico.
Mi dissero che le sue condizioni erano molto gravi con scarse probabilità di sopravvivenza, e se fosse sopravvissuto, avrebbe avuto un grave danno neurologico.

Io rimasi sconvolta, non potevo credere che tutto ciò stesse accadendo al mio bambino, nonostante gli sforzi che avevo fatto per assicurargli una buona assistenza. Ricevette una exanguinotrasfusione, la fototerapia e una antibiotico-terapia molto potente. La sua bilirubinemia totale arrivò a 40 mg/100, poi, a poco a poco, le sue condizioni migliorarono.

Dopo 9 giorni fu trasferito presso la nursery, dove però contrasse una grave infezione nosocomiale e ancora una volta la sua vita fu in pericolo. Alcuni bambini morirono nella nursery, io ero molto stressata, mi sembrava di non potere affrontare altro dolore.

Al 17o giorno Urial fu dimesso, in uno stato di salute piuttosto precario e ancora sotto terapia antibiotica per la sepsi.

Gli effetti a lungo termine sulla salute di Uriel sono stati, tra gli altri :
- Ritardo psicomotorio secondario
- Ritardo secondario del linguaggio
- Effetti extrapiramidali secondari (per esempio movimenti involontari)
- Epilessia generalizzata.

Uriel è stato sottoposto a riabilitazione intensiva, tuttavia ha ancora grande difficoltà nell’eseguire qualsiasi compito. Frequenta una scuola speciale ed è costretto ad affrontare non solo le sue inabilità psico-fisiche, ma anche problemi emozionali dovuti alle discriminazioni che subisce, specie a partire dall’età di 7 anni. Lui sta ora recuperando gradualmente e cerca di diventare un bambino ottimista, che ama la vita.

La mia personale convinzione è che se il medico avesse corretto l’errore di laboratorio, la mia gravidanza e il parto avrebbero ricevuto adeguata attenzione e il mio bambino avrebbe sofferto poco o non avrebbe sofferto affatto.

Sfortunatamente Uriel non è l’unico caso di sofferenza fetale acuta e kernicterus. Ma il Messico non ha un sistema di registrazione degli eventi avversi in campo medico.

Evangelina Curiel Vazquez, Mexico
Timeoutintensiva, 9, Racconti a Margine, Dic 2008
(originale)

2 commenti:

  1. Mamma mia che angoscia...questo non è un racconto di parto ma una denuncia gravissima di malasanità :-(

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  2. In effetti il racconto è inserito in una cornice di denuncia. Mi colpisce soprattutto l'ultima frase che rivela una carenza sistematica, e più in generale la discrepanza enorme di competenze fra una struttura e l'altra.

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