domenica 6 giugno 2010

Ero semplicemente molto incuriosita

Alcuni minuti di "tregua" per raccontare il mio parto.

Il 20, giovedì sera, alle 19, mi accorgo di aver perso il tappo: muco molto diverso dai precedenti, con striature di sangue. Ma visto che il gine, un paio di giorni prima, mi aveva detto che era ancora tutto chiuso, penso di non dovermi allarmare. Intanto pero' partono dei doloretti strani... Alle 23 mi metto a letto e dopo poco sento uno strano "tac": mi alzo di scatto e un fiume di liquido mi invade i piedi e il pavimento. "Le acque!", urlo a mio marito. Mi prende una mezza crisi isterica perché non me l'aspettavo, mi trascino in bagno ed entro nella vasca per non sporcare l'impossibile. Mio marito chiama il gine, che ci dice di andare in ospedale. Io me la prendo comoda, e mi rilasso con una doccia.

Arriviamo in ospedale a mezzanotte, e sono già dilatata a 3 cm! Dopodiché, una progressione costante e veloce, grazie anche al fatto che "ascoltavo" il mio corpo e ho assunto posizioni che mi aiutavano a sopportare meglio le contrazioni (accovacciata col sedere all'aria ): dopo un paio d'ore sono a 5, ancora dopo circa due ore a 7. Mi fanno un clistere e mi portano in sala travaglio (fino a quel momento ero in camera mia con mio marito): è stato il momento più duro, perché volevo spingere e non potevo ancora. Tra l'altro c'è il cambio del personale e quindi le due ostetriche che sono state con me di notte smontano e arriva una col piglio da camionista che non fa altro che trattarmi male (della serie "Signora, o fa come dico io, o stiamo qui tre ore!"; "Signora, se non fa come dico io scrivo sulla cartella che non ha voluto collaborare e mi tolgo tutte le responsabilità!" ).
Io dopo il travaglio notturno sono stanca e senza forze, meno male che si materializza il mio gine - che non era di turno - e mi sento più sollevata e tranquilla.

Qui i ricordi sono più confusi: non saprei dire quanto tempo sono sul lettino e dopo quanto mi portano in sala parto (credo un paio d'ore al massimo). E' stata durissima: non riuscivo a spingere, ho cominciato a gridare che non ce l'avrei mai fatta... Il mio gine dice: "Sara, la prossima spingi che il visino è mezzo in fuori!". Poi dice all'ostetrica di prepararsi a fare l'episio alla contrazione successiva e fanno finalmente entrare mio marito. Io qui ho fatto una c@zz@t@, perché sentendo del taglietto ho avuto paura e non ho assecondato la contrazione. L'ostetrica mi rimprovera davanti a tutti, e quando mio marito dice che davvero il visino è mezzo fuori alla contrazione seguente spingo con tutte le mie forze, mentre un collega del mio gine mi spinge sulla pancia.
Davide praticamente è uscito in due spinte e mezzo.

Quando me l'hanno messo in grembo non credevo ai miei occhi: non ho pianto, non mi sono commossa, ero semplicemente molto incuriosita da quel cosino grigio e tiepido che agitava gambe e braccia. L'ondata d'amore per lui l'ho avuta dopo. Non saprei dire perché, ma in quel momento forse dominava troppo la stanchezza e il dolore.
In seguito, secondamento e "ricamino" (mi sono lacerata un po', oltre al''episiotomia)

Ora siamo a casa da un paio di giorni e stiamo iniziando a "incastrarci" e a conoscerci. Lui è un bimbo molto buono, io un po' imbranata... Ho ancora tutto da imparare.

Un bacio a tutte le maggioline!

Samasca (post originale)

Nessun commento:

Posta un commento